Svizzera

Al Nazionale ok alle proposte di conciliazione sulla riforma Lpp

Approvate le proposte della Conferenza di conciliazione sulla riforma del secondo pilastro. Il dossier domani agli Stati, venerdì le votazioni finali

(Keystone)
15 marzo 2023
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Approvando oggi le proposte della Conferenza di conciliazione con 106 voti contro 57 e 24 astenuti, il Consiglio nazionale ha dato il suo benestare alla riforma del Secondo pilastro. Due erano le divergenze che ancora opponevano i rami del Parlamento, la principale concerneva la soglia d’entrata nel sistema.

Previdenza 2020

La legge adottata oggi trae origine dal progetto Previdenza per la vecchiaia 2020, che combinava una riforma del Primo e del Secondo pilastro. In seguito alla bocciatura di tale progetto in votazione nel settembre 2017, AVS e previdenza professionale hanno preso binari separati.

La riforma dell’AVS - denominata AVS 21 - è stata accolta dal popolo lo scorso settembre. Essa prevede in particolare l’aumento dell’età pensionabile delle donne a 65 anni e l’aumento dell’IVA. Scopo del progetto è garantire il finanziamento del Primo pilastro fino al 2030.

Per garantire a lungo termine il finanziamento delle rendite del Secondo pilastro, nel 2020 il Consiglio federale aveva elaborato un disegno di legge che si basava su un compromesso elaborato dalle parti sociali, ovvero Unione svizzera degli imprenditori (USI), Unione sindacale svizzera (USS) e Travail.Suisse.

Durante le discussioni in Parlamento, quella che inizialmente si chiamava Riforma LPP 21, poi ribattezzata Riforma della previdenza professionale, è stata notevolmente modificata. L’obiettivo di fondo è però rimasto lo stesso: far fronte all’aumento della speranza di vita e ai rendimenti insufficienti degli investimenti, nonché migliorare la situazione di chi ha un reddito modesto.

Giù l’aliquota di conversione

Considerata la speranza di vita attuale e il cosiddetto tasso d’interesse tecnico, il Parlamento ha deciso di diminuire il tasso di conversione, dal 6,8% al 6,0%. Con tale riduzione, per un capitale risparmiato di 100’000 franchi, la rendita pensionistica annua sarà di 6’000 franchi, invece degli attuali 6’800.

Per mantenere il livello delle rendite, il Parlamento ha adottato delle misure che permetteranno di accumulare un capitale LPP superiore. Ciò passa da un aumento dei contributi sociali prelevati pagati da impiegati (tramite le deduzioni salariali) e datori di lavoro.

Cala la soglia d’entrata

In futuro, ad esempio, si entrerà a far parte del sistema quando il salario annuo supererà la soglia di 19’845 franchi. Attualmente per essere soggetti alla LPP occorre disporre di una busta paga di 22’050 franchi.

Il Consiglio degli Stati inizialmente voleva abbassare questa soglia a 17’208 franchi, allo scopo di assicurare un numero maggiore di lavoratori. La Conferenza di conciliazione ha però seguito il parere fin qui difeso dal Nazionale. Durante i dibattiti è stato sottolineato più volte che la proposta della Camera dei Cantoni avrebbe comportato notevoli costi amministrativi, e molti lavoratori sarebbero quindi stati sottoposti alla LPP per una rendita pensionistica relativamente bassa.

La soluzione della conferenza di conciliazione, ha detto oggi Benjamin Roduit (Centro/VS), permette invece di rispondere alle preoccupazioni di contadini, ristoratori-albergatori e artigiani. Il modello scelto è finanziariamente sopportabile e porta reali progressi rispetto allo status quo, ha aggiunto il vallesano. Saranno infatti assicurate 100’000 persone supplementari, in particolare donne e chi ha più di un lavoro.

Nuova deduzione di coordinamento

Altra importante misura adottata dal Parlamento: una nuova definizione della deduzione di coordinamento, ovvero la parte inferiore del salario che non è assicurata (oggi è pari a 25’725 franchi, significa che la parte di salario fino a questa soglia non è assicurata - non vengono quindi prelevati i contributi). In futuro non sarà più fissa, ma ammonterà al 20% della busta paga (fino a 85’320 franchi).

Quest’ultima misura, congiuntamente con l’abbassamento della soglia d’entrata, permetterà ai lavoratori di accumulare un capitale pensionistico più elevato che, come detto, consentirà di compensare almeno in parte il calo del tasso di conversione.

Generazione transitoria

L’abbassamento del tasso di conversione pone però un problema alle persone vicine all’età pensionabile. L’aumento dei contributi salariali non sarà per loro sufficiente per accumulare un capitale LPP che permetta di compensare la riduzione del tasso di conversione. Per loro il Consiglio nazionale e degli Stati hanno adottato delle misure compensatorie.

Queste persone - le prime 15 classi di età che andranno in pensione dopo l’entrata in vigore della riforma - riceveranno un supplemento di rendita, che sarà calcolato anche tenendo in considerazione l’ammontare del capitale LPP risparmiato. In questo modo dovrebbe ricevere il supplemento circa la metà della popolazione appartenente alla generazione transitoria.

Concretamente, chi al momento del pensionamento disporrà di un avere di vecchiaia fino a 220’500 franchi avrà diritto all’intero supplemento. Per un capitale LPP compreso tra 220’500 e 441’000 franchi è previsto un supplemento decrescente. Oltre tale soglia non si riceverà nulla. Per finanziare queste rendite supplementari l’aliquota che il fondo di garanzia potrebbe riscuotere dalle casse pensioni andrà portata allo 0,24% dei salari assicurati secondo la LPP.

Nuove aliquote

Il progetto prevede poi una modifica delle aliquote per gli accrediti di vecchiaia prelevati sul salario, con il passaggio a due sole categorie d’età. In futuro i prelievi dalla busta paga ammonteranno al 9% del salario coordinato tra i 25 e i 44 anni e al 14% per gli over 45. Attualmente il tasso aumenta ogni 10 anni, inizia al 7% e finisce al 18%.

Il dossier passa ora al Consiglio degli Stati, che si esprimerà domani sulle proposte della conferenza di conciliazione. Se i "senatori" le approveranno, come tutto lascia presagire, l’incarto dovrà ancora passare lo scoglio delle votazioni finali di venerdì.

Referendum?

L’ultima parola dovrebbe comunque spettare al popolo. L’Unione sindacale svizzera (USS) ha già fatto sapere il primo febbraio - quando i contenuti della riforma non erano ancora del tutto definiti - di voler lanciare il referendum.

La raccolta delle firme potrebbe ricevere il sostegno di Verdi e socialisti, che oggi hanno bocciato le proposte uscite dalla Conferenza di conciliazione. In aula, Katharina Prelicz-Huber (Verdi/ZH) ha fortemente criticato la riforma, che, a suo dire, "causerà rendite inferiori per prelievi salariali superiori".

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