Il Nazionale vuole potenziare le ‘rinnovabili’ e corre il rischio di attirarsi le ire dei pescatori. Messo il lucchetto ai biotopi d’importanza nazionale.
Le energie rinnovabili devono essere sviluppate. E rapidamente. Allineandosi al Consiglio degli Stati, lunedì il Nazionale ha fissato obiettivi più ambiziosi di quelli stabiliti dal Consiglio federale in materia di produzione e consumo di elettricità da fonti rinnovabili all’orizzonte 2035-2050. Il campo borghese è riuscito a far passare per il rotto della cuffia una controversa sospensione delle disposizioni sui deflussi minimi in caso di nuove/rinnovate concessioni o ampliamento delle centrali idroelettriche con una potenza installata superiore ai 3 Mw. Per contro, la Camera del popolo – discostandosi da quanto deciso dai ‘senatori’ – non è intenzionata ad ammettere la costruzione di nuovi impianti per la produzione di corrente ‘verde’ nei biotopi d’importanza nazionale.
Dopo le leggi urgenti specifiche sul fotovoltaico e sull’eolico (e prima di un previsto, apposito progetto governativo per semplificare e accelerare le procedure in tutti questi ambiti), tocca ora al cosiddetto ‘atto mantello’. La revisione, di ampia portata, abbraccia la legge sull’energia e quella sull’approvvigionamento energetico. Si tratta di una tappa cruciale nel processo di attuazione della Strategia energetica 2050, approvata dal popolo nel 2017. L’obiettivo è di potenziare la produzione di corrente da fonti rinnovabili: per ridurre la dipendenza dall’estero, specie in inverno, e anche – a lungo termine – per rimpiazzare l’elettricità prodotta dalle centrali nucleari ancora in servizio, nonché per elettrificare mobilità e sistemi di riscaldamento a energia fossile.
Il Consiglio degli Stati ha già detto la sua lo scorso settembre. Adesso è il turno del Nazionale. Il dibattito è stato spalmato su tre giorni. Sono previste dalle 13 alle 16 ore di discussione. Dopo l’entrata in materia (incontestata) e le prime decisioni prese in serata, il dibattito sulle altre misure del ‘Manterlerlass’ (obbligo di installazione di pannelli solari sugli edifici nuovi ed esistenti, nuove centrali nucleari, ecc.) prosegue martedì e mercoledì alla Camera del popolo. «Abbiamo bisogno di questa legge il più presto possibile», ha affermato in aula il neo ministro dell’Energia Albert Rösti (Udc).
A tenere banco oggi è stata dapprima la questione dei deflussi residuali, ovvero la quantità minima di acqua che deve rimanere nei fiumi a valle dei bacini idroelettrici. I ‘senatori’ non avevano osato (anche per paura di un referendum da parte delle associazioni ambientaliste e dei pescatori) mettere in discussione le disposizioni attuali. Il Consiglio nazionale invece lo ha fatto. La volontà di sfruttare maggiormente la forza idrica ha prevalso al fotofinish: con 95 voti a 94 e un astenuto è passata una proposta di minoranza del campo borghese. Chiede di sospendere i deflussi minimi fino al 31 dicembre 2035 in caso di rinnovo delle concessioni o ampliamento dei bacini idroelettrici.
Dalla sinistra è giunto l’appello a non superare questa «linea rossa» (Nadine Masshardt, Ps/Be). Per Roger Nordmann (Ps/Vd), relatore della commissione, «non è una buona idea far deragliare l’intero progetto su questo punto». Albert Rösti ha promesso che il Consiglio federale risponderà in tempi brevi a un postulato che chiede di esaminare possibili modifiche alle attuali disposizioni sui deflussi minimi. Ma la maggioranza del Nazionale ha preferito pigiare sull’acceleratore.
Freno tirato, invece, su un’altra controversa questione. Stando alla Camera del popolo, la produzione di energia elettrica non va anteposta alla protezione della natura. Gli impianti per l’utilizzo di energie rinnovabili non potranno essere costruiti nei biotopi d’importanza nazionale, nelle riserve idriche e in quelle per gli uccelli migratori. Le zone ‘liberate’ dal ritiro dei ghiacciai e le pianure alluvionali alpine devono costituire un’eccezione e quindi, in linea di principio, possono essere utilizzati.
Il Consiglio degli Stati vorrebbe allentare la protezione dei biotopi d’importanza nazionale – perlomeno fino a quando non saranno raggiunti gli obiettivi di produzione sanciti dalla legge. Attualmente, la legge impedisce di costruire impianti per l’utilizzo di energie rinnovabili in queste zone pregiate sotto il profilo naturalistico e paesaggistico.
Per il resto, i deputati si sono quasi del tutto allineati ai ‘senatori’ riguardo agli obiettivi per la produzione annuale di elettricità da fonti pulite (idroelettrico escluso), che dovrebbe quindi raggiungere almeno i 35mila gigawattora (GWh) nel 2035 (Consiglio federale: 17mila GWh) e i 45mila GWh (Consiglio federale: 39mila GWh) nel 2050. Idem per quanto riguarda l’idroelettrico: si punta a una produzione annuale netta di 37’900 GWh (al posto dei 37’400 GWh stabiliti dal governo) entro il 2035 e di 39’200 GWh (Consiglio federale: 38’600 GWh) entro il 2050. L’importazione netta di elettricità nel semestre invernale (ottobre-marzo) non potrà superare il 20% del consumo finale medio di elettricità sull’arco di tre anni. Il Consiglio degli Stati suggeriva di fissare un valore indicativo assoluto da non oltrepassare (5mila GWh gigawattora), anziché una quota variabile. Invece, c’è unità di vedute tra le due Camere (e il Governo) sugli obiettivi di riduzione dei consumi individuali. Quello medio annuo pro capite di energia dovrà scendere, rispetto al 2000, del 43% entro il 2035 e del 53% entro il 2050; quello di elettricità del 13% e del 5%.