Svizzera

Lo chador? Non è una dichiarazione a favore del governo iraniano

Il Dipartimento federale degli affari esteri respinge le critiche all’ambasciatrice svizzera che l’aveva indossato per visitare un santuario

Critiche respinte al mittente
(Depositphotos)
23 febbraio 2023
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Critiche sono state formulate all’ambasciatrice svizzera in Iran Nadine Olivieri Lozano per aver visitato con uno chador nero un santuario della città di Qom. In una presa di posizione inviata a Keystone-Ats, il Dipartimento federale degli affari esteri respinge le accuse: non costituisce una dichiarazione a favore del governo iraniano.

"L’ambasciatrice ha visitato ieri un’istituzione accademica attiva nel campo del dialogo interreligioso, che permette ai suoi studenti di partecipare a seminari interreligiosi in Svizzera", precisa il Dfae. "In questo contesto, si è svolta una breve visita a un importante sito religioso", prosegue il dipartimento di Ignazio Cassis precisando che durante tale visita "è stato rispettato il protocollo di abbigliamento femminile in vigore in loco".

La città di Qom è considerata una roccaforte conservatrice. Il santuario visitato da Olivieri Lozano è il secondo luogo di pellegrinaggio sciita più importante in Iran. La immagini dell’ambasciatrice con indosso uno chador nero sono state pubblicate dall’agenzia di stampa iraniana Isna.

Le immagini hanno suscitato le critiche degli attivisti iraniani. "Indossare il velo conservatore è esattamente ciò che non si dovrebbe fare, mentre le coraggiose donne iraniane hanno rischiato tutto per la libertà", ha ad esempio scritto su Twitter l’attrice britannico-iraniana Nasanin Boniadi.

Nella sua presa di posizione, il Dfae ricorda che la Svizzera ha preso ripetutamente e chiaramente posizione sulle violazioni dei diritti umani in Iran. Ha più volte condannato l’uso della violenza contro i manifestanti.

Allo stesso tempo, il dipartimento ha affermato che il dialogo interreligioso è di grande importanza nel contesto attuale. La Svizzera utilizza tutti i canali disponibili per promuovere il dialogo, anche tra Stati, nel quadro dei suoi buoni uffici.

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