Svizzera

L’iniziativa ‘Stop Blackout’ paga bene: 7 fr. per firma raccolta

A rivelare il dettaglio sono i giornali del gruppo Tamedia, grazie a una fattura inviata all’indirizzo errato

(Keystone)
15 febbraio 2023
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Il comitato a favore dell’iniziativa popolare "Energia elettrica in ogni tempo per tutti (Stop al blackout)" verserebbe 7 franchi per ogni firma raccolta. Se pagare per le sottoscrizioni non è una novità, il compenso è invece particolarmente elevato. I giornali dell’editore Tamedia, che rivelano oggi l’informazione, si interrogano anche sulla natura della fondazione che gestisce l’operazione.

Il testo dell’iniziativa, che mira a garantire l’approvvigionamento della Svizzera, indica che "sono ammissibili tutti i tipi di produzione di energia elettrica rispettosi del clima". Esplicitamente le centrali nucleari non sono menzionate. "La spiegazione è semplice", afferma Vanessa Meury, interrogata dai giornali. La presidente del comitato d’iniziativa, pure a capo della sezione solettese dei Giovani UDC, dice: "Vogliamo essere aperti sulle tecnologie. Non ha senso iscrivere una singola tecnologia nella Costituzione. Ma non nascondiamo che vogliamo che si possa parlare di nuove centrali nucleari".

La somma pagata per ogni singola firma è stata scoperta grazie a una fattura di 75’000 franchi per 10’000 firme inviata a un indirizzo sbagliato. I giornali di Tamedia ne riproducono un estratto. La fattura emessa dall’associazione Incop Suisse, una società con sede a Losanna, era originariamente destinata alla fondazione per un approvvigionamento elettrico sicuro (Stiftung für eine sichere Stromversorgung, SSS).

Secondo Incop, la fattura "non è corretta", ma l’azienda non ha fornito ulteriori dettagli. Dal canto suo, Meury conferma la collaborazione "con l’organizzazione di riscossione Incop", ma non precisa se la fattura di 75’000 franchi sia stata pagata e se Incop abbia proceduto ad altre raccolte di firme.

La 25enne è membro del consiglio di fondazione della SSS e presiede anche il Club Energia Svizzera, un’associazione fondata alcuni anni fa che si batte per un approvvigionamento elettrico sicuro e che è il motore dell’iniziativa popolare.

Secondo Meury, la SSS è stata creata per sostenere il Club e "affinché le donazioni fossero deducibili, come avviene anche per il WWF e Greenpeace (...) che hanno tutti una grande influenza politica". I 75’000 franchi possono dunque essere fiscalmente dedotti.

Questa pratica è però discutibile, secondo i giornali, che hanno chiesto il parere di uno specialista. "Se un’organizzazione è prevalentemente attiva sul piano politico, non viene riconosciuta come organizzazione senza scopo di lucro", afferma Christoph Degen, avvocato basilese esperto di fondazioni. "Tuttavia, le organizzazioni non profit possono impegnarsi in politica nell’ambito delle loro finalità".

Secondo Degen, la questione si complica se una fondazione finanzia in gran parte o esclusivamente un’associazione politica che, come il Club Energia Svizzera, non è a sua volta riconosciuto come non profit. "Bisognerebbe esaminare più da vicino un caso del genere. Se una fondazione di beneficenza sostiene esclusivamente attività politiche, ciò può essere problematico. Alla fine, però, è decisivo il quadro generale".

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