Svizzera

Indonesiani contro Holcim, fallita la trattativa di risarcimento

Si tratta del secondo capitolo a livello giudiziario della vertenza, dopo che una conciliazione per stabilire un risarcimento è fallita lo scorso ottobre

Si prospettano nuovi guai per il colosso dei materiali da costruzione
(Keystone)
1 febbraio 2023
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Quattro abitanti dell’isola indonesiana di Pari hanno sporto denuncia a Zugo contro il colosso dei materiali da costruzione Holcim, accusato di essere responsabile del riscaldamento climatico e dei conseguenti danni. Si tratta del secondo capitolo a livello giudiziario della vertenza, dopo che una conciliazione per stabilire un risarcimento è fallita lo scorso ottobre.

Gli abitanti della piccola isola a nord-ovest della capitale Giacarta avevano depositato una richiesta di conciliazione, una prima di questo genere in Svizzera, nel luglio 2022. In tale sede non si è però trovato un accordo, indicano in una nota odierna tre Ong che li sostengono. Lunedì è quindi stata presentata una denuncia al Tribunale cantonale.

I diretti interessati vogliono ricevere da Holcim un indennizzo proporzionato ai danni provocati dai cambiamenti climatici e una partecipazione al finanziamento delle misure di protezione contro le inondazioni, si legge nel comunicato. L’innalzamento dei mari è infatti un grosso problema per l’isola, con l’acqua che compromette case, strade, commerci e di conseguenza la vita dei locali, i quali vivono principalmente di pesca e turismo.

Nello specifico, la denuncia parla di una "lesione della personalità, causata dalle emissioni di CO² sproporzionate di Holcim, sia passate che future". L’anno scorso Pari è stata inondata più volte, il che ha procurato notevoli devastazioni. Gli abitanti non hanno dubbi: queste catastrofi si verificheranno sempre più spesso durante le tempeste, visto l’innalzamento del livello del mare da far risalire al riscaldamento. Una situazione che minaccia l’esistenza dell’isola (un’area totalmente piatta) e delle 1’500 persone che ci vivono.

A loro avviso, Holcim, leader mondiale del settore del cemento e fra le 50 aziende mondiali che producono più CO², è corresponsabile della crisi climatica e dello stato critico dell’isola di Pari. Dal canto loro, le tre Ong – Aiuto delle chiese evangeliche svizzere (Heks/Eper/Aces), European Center for Constitutional and Human Rights (Ecchr) e Organizzazione indonesiana per l’ambiente Walhi – se la prendono anche con gli impegni ambientali del gruppo con quartier generale a Zugo, giudicati insufficienti e tardivi per raggiungere l’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi, ovvero limitare a 1,5 gradi l’innalzamento della temperatura sul pianeta.

Le organizzazioni criticano in particolare il fatto che la multinazionale elvetica preveda una riduzione delle emissioni per tonnellata di cemento e non in termini assoluti. Nel rapporto vengono pure formulate obiezioni sulla metodologia usata per la strategia climatica di Holcim. Le Ong spiegano che, nell’ambito dell’udienza di conciliazione, la società non ha accolto le richieste di ritoccare verso l’alto gli obiettivi a tutela dell’ambiente. Da qui la decisione di portare avanti l’azione legale. Oltre agli aspetti finanziari, la pretesa è che le emissioni vengano tagliate del 43% entro il 2030 e del 69% entro il 2040 rispetto ai valori del 2019.

I procedimenti che si concentrano sulle singole aziende non sono un meccanismo efficace per affrontare la complessità globale della protezione del clima, ha da parte sua dichiarato Holcim in merito alla vicenda a Keystone-ATS, ricordando che il tema è una sua "priorità assoluta". La multinazionale, vero e proprio gigante del settore con i suoi 70’000 dipendenti e un fatturato da quasi 27 miliardi di franchi, nel 2019 ha venduto le sue attività nello Stato-arcipelago del Sudest asiatico all’azienda locale Semen Indonesia.

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