Svizzera

Sale la tensione con la Cina? Le Pmi svizzere delocalizzano

A causa della delicata situazione, le aziende battenti bandiera rossocrociata si orientano su piazze produttive in Vietnam, Thailandia e India

Meglio già pensare a eventuali piani B
(Keystoen)
28 gennaio 2023
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Le Pmi svizzere orientate al mercato asiatico delocalizzano la produzione in Vietnam, Thailandia o India per preparasi a una possibile escalation con la Cina, constata oggi Simone Wyss Fedele, capa della promozione delle esportazioni svizzere.

"Vediamo una tendenza ’Cina+1’", dichiara la direttrice di Switzerland Global Enterprise (S-Ge), l’ente di promozione economica all’estero della Confederazione in un’intervista diffusa dal giornale "Schweiz am Wochenende".

La regionalizzazione nel commercio internazionale è attualmente al centro dell’attenzione, aggiunge. "Le aziende stanno localizzando lo sviluppo e la produzione in Asia per l’Asia, in Europa per l’Europa e in America per l’America. La globalizzazione sta diventando regionale".

‘Senza l’Europa, nulla è possibile’

Ma, malgrado i rischi, la Cina rimane molto importante, prosegue Wyss Fedele. "È il nostro terzo partner commerciale. Nel futuro, sarà probabilmente il secondo paese più importante dopo gli Stati Uniti". In caso di emergenza, ogni impresa deve sapere per quale paese opta, prosegue.

"Pensiamo che una formazione rigida di blocchi sia possibile, ma improbabile. Se ciò accadesse, le aziende svizzere sceglierebbero il blocco europeo – questo è il feedback che riceviamo – e indirettamente gli Stati Uniti. Senza l’Europa, nulla è possibile", afferma. "L’Europa nel suo complesso è il nostro principale partner commerciale e lo sarà anche nei prossimi 20 anni".

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