Svizzera

Averi oligarchi: esproprio, ma con consenso internazionale

Ignazio Cassis al Forum economico mondiale di Davos parla della ricostruzione ucraina e di una possibile modifica legislativa

Da Davos a Kiev
(Keystone)
19 gennaio 2023
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I patrimoni degli oligarchi russi congelati sono una possibile fonte per la ricostruzione dell’Ucraina. Sono le parole riportare con enfasi dal "Tages Anzeiger" pronunciate al Forum economico mondiale di Davos dal consigliere federale Ignazio Cassis. Quest’ultimo, tuttavia, ha moderato questa affermazione, sostenendo che un simile passo richiederebbe una modifica legislativa e dovrebbe basarsi su un ampio consenso internazionale.

Stando al quotidiano zurighese, i rappresentanti ucraini a Davos hanno chiesto con insistenza non solo armi per vincere la guerra, ma anche aiuti per la ricostruzione del Paese devastato dai combattimenti. Stando alla ministra dell’Economia di Kiev, Julija Swiridenko, la stima dei danneggiamenti si aggira oramai attorno ai 1’000 miliardi di dollari.

I 18 miliardi di euro promessi dall’Ue coprono solo le spese correnti del Paese sotto attacco. Da qui l’idea di far capo anche ai patrimoni russi bloccati all’estero: finora in Svizzera sono stati rintracciati averi per un valore di 7,5 miliardi di franchi.

Ci vuole un consenso internazionale

Durante un incontro con Cassis al WEF, il premier ucraino Denis Schmihal ha chiesto la confisca di tali patrimoni. Una richiesta che la Svizzera riconosce ma solo se sostenuta internazionalmente. Un rompicapo col quale si stanno confrontando in questo momento l’Onu, il G7 e l’Ue in un gruppo di lavoro al quale partecipa anche la Confederazione.

Al momento, in ogni caso, le leggi elvetiche non consentono una confisca, ha affermato il consigliere federale ticinese. Apparentemente è necessario anche un adeguamento del diritto internazionale, ha spiegato il ministro degli Esteri: il diritto di proprietà è un diritto umano e, al momento, possono essere confiscati solo patrimoni di origine illecita. Finora, ha aggiunto, nessun Paese ha espropriato gli oligarchi.

L’Ufficio federale di giustizia ha indicato a Keystone-ATS l’esistenza di un gruppo di lavoro interno all’amministrazione federale che segue l’evoluzione del problema a livello internazionale. Nelle prossime settimane verrà presentato al Consiglio federale un rapporto sul tema: ad ogni modo, in Svizzera non è legalmente possibile confiscare patrimoni solo sulla base dell’inclusione di una persona fisica o giuridica in una lista di sanzioni. Tuttavia, la Svizzera è pronta a impegnarsi in un processo coordinato a livello internazionale per trovare soluzioni che consentano la riparazione dei danni causati e la ricostruzione dell’Ucraina nel rispetto dei principi dello Stato di diritto.

Banchieri, nessuna fuga in avanti

I banchieri presenti a Davos, sentiti dal quotidiano svizzero-tedesco, hanno soprattutto messo in guardia la Svizzera da una fuga in avanti in questo dossier; soldi bloccati sono presenti anche a Londra e negli Stati Uniti. La Svizzera non dovrebbe insomma farsi mettere sotto pressione dall’estero: qualora si arrivasse a una confisca, quest’ultima dovrebbe poggiare su una soluzione decisa a livello internazionale. In caso contrario, a soffrirne sarebbe la piazza finanziaria elvetica.

L’idea di una confisca lancia, a detta dei banchieri, un segnale pericoloso verso l’estero. Sottrarre denaro a clienti, ai quali non si può rinfacciare nulla, solo perché russi, è una faccenda delicata.

Argomentazioni che non hanno impedito ad altri Paesi di agire diversamente, come il Canada, spiega il "Tages Anzeiger". Qui il governo ha confiscato 22 milioni di dollari riconducibili al miliardario Roman Abramowitsch, con l’intenzione di versarli all’Ucraina. Ma per i rappresentanti del mondo bancario elvetico non si tratta di un buon esempio: il Canada non ha una piazza finanziaria globale che dipende dalla fiducia dei clienti.

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