Svizzera

Restrizioni in entrata per i cinesi, Berna segue l’Ue

Coronavirus, l’Ufficio federale della sanità pubblica non ravvisa pericoli imminenti e pertanto non è prevista l’adozione di misure restrittive

In Italia si è scelto altrimenti
(Keystone)
30 dicembre 2022
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Benché Paesi come Spagna e Italia abbiano deciso altrimenti, per ora la Svizzera non intende introdurre provvedimenti restrittivi all’arrivo di cittadini cinesi sul suo territorio. A tale riguardo, la Confederazione intende coordinarsi con l’Unione europea per un approccio comune al problema; Bruxelles ha indetto una riunione di crisi la prossima settimana.

Al momento sono in corso discussioni tra i 27 Stati membri per una prassi coordinata in merito alle regole di viaggio. Finora solo alcuni Paesi dell’Unione europea hanno annunciato misure più severe, come la presentazione di un certificato che attesti l’esito negativo di un test anti Covid.

Al di fuori dell’Unione europea, in ogni caso, altri Paesi – Stati Uniti, Giappone o India per esempio – hanno adottato misure restrittive, come l’obbligo di un test negativo al Covid per entrare dalla Cina. L’autorità sanitaria europea giudica tuttavia inutili al momento simili provvedimenti.

Ufsp attendista

A Keystone-Ats, l’Ufficio federale della sanità pubblica ha dichiarato che, per ora, non è prevista "l’introduzione di misure sanitarie al confine". Non si prevede infatti che le attuali infezioni in Cina rappresentino un pericolo maggiore per il sistema sanitario elvetico, a detta dell’Ufficio federale della sanità pubblica.

Quest’ultimo ha sostenuto che non vi siano indizi secondo cui le sottovarianti di Omicron in circolazione provochino un decorso più grave della malattia rispetto alle varianti di Omicron già conosciute. Ad ogni modo, la situazione viene monitorata da vicino, assieme a esperti, specie per quanto attiene all’apparizione di nuove varianti. Se necessario, la Svizzera deciderà sul da farsi assieme ai propri partner europei.

Sem, regole comuni

Secondo la Segreteria di Stato della migrazione, i viaggiatori provenienti da Paesi terzi non dovrebbero essere autorizzati a entrare in altri Paesi dell’Unione europea attraverso la Svizzera. Ciò andrebbe a discapito dei requisiti di ingresso vigenti in Europa. Di converso, non si potrebbe impedire l’entrata in Svizzera di persone provenienti da altri Stati Schengen. Per questo la Svizzera si allineerà all’Unione europea per quanto riguarda le norme di ingresso.

Stadler, rischio varianti limitato

Stando alla consulente scientifica per Cantoni e Confederazione Tania Stadler, sentita giovedì sera alla trasmissione Srf ‘10 vor 10’, l’influsso delle prescrizioni per i viaggi sulla dinamica epidemiologica in Europa è limitato tenuto conto della forte circolazione del virus.

A suo avviso, il rischio di nuove varianti è da considerarsi piuttosto piccolo, anche se non si può escludere del tutto. In Svizzera, le ondate infettive dovrebbero in futuro essere sempre meno pronunciate a causa dell’immunità della popolazione acquisita mediante il contatto col virus o grazie alla vaccinazione.

Oms, mancano dati dalla Cina

In merito alle restrizioni di viaggio decretate da vari Paesi, l’Organizzazione mondiale della sanità ha mostrato comprensione, soprattutto a causa delle informazioni incomplete provenienti dalla Cina. Il direttore dell’organizzazione internazionale con sede a Ginevra, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha chiesto a Pechino di mettere a disposizione informazioni particolareggiate sulla situazione nel Paese.

Una richiesta che il Ministero cinese degli esteri, proprio oggi, ha respinto. Fin dall’inizio della pandemia la Cina ha condiviso tutti i dati e le informazioni rilevanti con l’Oms in maniera aperta e trasparente, ha affermato un portavoce del governo cinese. Quest’ultimo ha fatto notare che, stando a esperti di vari Paesi, le nuove limitazioni d’entrata imposte a chi proviene dalla Cina non sono necessarie.

Cina, esplosione di casi

Dopo quasi tre anni di misure assai severe per contenere il virus, il 7 di dicembre scorso il governo di Pechino ha abbandonato improvvisamente la sua politica del "rischio zero".

Stando a stime non confermate, solo nelle prime tre settimane di dicembre si sono infettati 248 milioni di individui, ossia il 18% della popolazione. Per questo motivo, a causa dell’ondata di coronavirus che ha colpito questo Paese, gli scienziati hanno messo in guardia dall’apparizione di nuove varianti che potrebbero diffondersi oltre i confini cinesi.

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