Svizzera

‘No, Credit Suisse non si (s)vende’

Lo ha ribadito il presidente della banca in difficoltà Axel Lehmann, dicendosi fiducioso per il futuro

(Keystone)
1 novembre 2022
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Il presidente del consiglio di amministrazione (Cda) del Credit Suisse Axel Lehmann ha risposto picche a chi sperava già di poter fare un buon affare in relazione alla grande banca scossa da una profonda crisi. "Non siamo in trattative di acquisizione e vogliamo rimanere indipendenti", ha dichiarato in un’intervista video a "Bloomberg" pubblicata oggi.

La banca tornerà a prosperare, si è detto convinto Lehmann. L’aumento di capitale da 4 miliardi di franchi rende l’istituto "solido come una roccia" e aiuta ad attuare l’importante ristrutturazione, ha dichiarato. "In futuro il Credit Suisse sarà una società di gestione patrimoniale che si concentrerà su imprenditori e clienti facoltosi", ha spiegato.

La divisione della gestione patrimoniale si è nel frattempo stabilizzata dopo che molti investitori – secondo Lehmann dopo la recente "tempesta" sulle reti sociali – hanno ritirato i loro fondi dalla banca; ora però, ha affermato, si possono nuovamente osservare degli afflussi. "Mi aspetto ulteriori afflussi nelle prossime settimane e mesi", ha detto aggiungendo che molti clienti hanno dichiarato che torneranno.

Quanto alla prevista vendita degli affari con prodotti cartolarizzati (Securitized Products Group, Spg), il presidente del Cda si dichiara "molto fiducioso": egli prevede che un accordo dovrebbe essere raggiunto nelle prossime settimane. Secondo Lehmann, la banca intende tenersi parte dei ricavi derivanti da questa attività.

Lehmann ha poi evitato la domanda su come la banca affronta le critiche all’ingresso della Saudi National Bank in seguito alle violazioni dei diritti umani nel Paese. "Siamo molto felici di avere un investitore come la Saudi National Bank. È un’istituzione privata e credo che questa sia anche una regione in crescita", ha detto.

Ulteriore espansione in Cina e a Hong Kong

Complessivamente il presidente del Cda si è inoltre detto ottimista sulle prospettive di crescita della regione Asia-Pacifico. Egli ha respinto allusioni secondo cui la banca starebbe cercando di ridurre la sua esposizione alla Cina a causa della debole crescita e di preoccupazioni geopolitiche.

"Credo che la regione abbia una crescita intrinseca", ha dichiarato Lehmann sottolineando che il Credit Suisse sta monitorando attentamente le tensioni geopolitiche nella regione. "Hong Kong continuerà a svolgere un ruolo di primo piano come centro finanziario globale – siamo e resteremo impegnati in questo senso".

Lo conferma il responsabile della regione Asia-Pacifico Edwin Low: il Credit Suisse intende proseguire la sua espansione in Cina anche in futuro: mentre taglia posti di lavoro altrove, il numero di dipendenti in Cina, e in particolare a Hong Kong, è destinato a crescere.

"Se si considera la crescita dell’organico nei prossimi cinque anni, la Cina e Hong Kong saranno chiaramente il mercato più importante per la nostra crescita nell’area Asia-Pacifico", ha dichiarato alla Reuters come si legge in una notizia pubblicata oggi.

Secondo Low, nell’ambito della ristrutturazione globale il Credit Suisse sta anche rivedendo le attività delle sue 13 sedi nella regione Asia-Pacifico. L’obiettivo è quello di "semplificare" le strutture in ogni luogo, ha detto, senza fornire dettagli.

Con un patrimonio in gestione di circa 249 miliardi di dollari a fine settembre, la regione Asia-Pacifico è il terzo mercato del Credit Suisse dopo la Svizzera e la regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa).

Via un altro manager

Intanto, una portavoce della banca ha confermato all’agenzia Awp che Yves-Alain Sommerhalder lascia la banca, come riferito da Bloomberg. Il responsabile dell’unità Finanziamento e prodotti (Financing and Products, F&P) della divisione della gestione patrimoniale, creata meno di un anno fa, ha lavorato per vent’anni per l’istituto.

Sommerhalder è considerato una delle forze trainanti della riunificazione dell’attività di gestione patrimoniale in una divisione globale. È stato inoltre responsabile, insieme ad altri dirigenti, del potenziamento degli affari con la clientela facoltosa in Asia. Secondo la banca egli è stato anche determinante per la ristrutturazione annunciata la scorsa settimana.

A partire da oggi gli succede il duo Larry Fletcher e Eugene Fung. Entrambi sono attualmente a capo del Global Financing Group di F&P. La partenza di Sommerhalder fa parte di una serie di recenti addii di manager, tra cui, fra gli ultimi, il numero uno della divisione Investment banking Christian Meissner, la viceresponsabile dell’Asset management in Asia, Young Jin Yee, e il capo della compliance ("conformità fiscale") Rafael Lopez Lorenzo.

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