Il Consiglio federale ritiene che il diritto penale vigente sia sufficiente per punire adeguatamente i reati in rete, dai discorsi d’odio al revenge porn
Che sia per quanto succede online o nel mondo reale, il diritto penale attuale è già sufficiente per punire adeguatamente gli atti di bullismo. Ne è convinto il Consiglio federale, che nel corso della sua seduta odierna ha adottato un rapporto sul tema. Il governo era stato incaricato da un postulato approvato dal Consiglio nazionale di illustrare le possibilità di sanzionare il cyberbullismo e la violenza digitale. Un termine quest’ultimo riservato ai discorsi incitanti all’odio, alla pornovendetta e alla sextortion, ossia la minaccia di pubblicare immagini intime, ad esempio per estorcere denaro.
L’esecutivo è giunto però alla conclusione che le disposizioni attuali bastano. I reati commessi in rete restano di regola impuniti non perché non contemplati dalla legge, ma perché è spesso difficile o addirittura impossibile applicare il diritto, afferma in un comunicato. Gli autori insomma agiscono in modo anonimo nello spazio virtuale, il che ostacola il loro perseguimento: un articolo specifico sul cyberbullismo non risolverebbe questo problema.
Quanto agli altri tipi di violenza digitale, secondo il diritto vigente è esente da pena soltanto la diffusione di fotografie e video imbarazzanti o succinti senza il consenso della persona che vi compare, a condizione che le immagini non siano da considerarsi pornografiche o diffamatorie. Se tuttavia la vittima è importunata a più riprese con tali atti, secondo la giurisprudenza l’autore può essere punito, ricorda il Consiglio federale.
La nuova legislazione sulla protezione dei dati, che entrerà in vigore il 1° settembre 2023, costituisce inoltre un elemento importante per migliorare l’applicazione del diritto su Internet. I titolari privati del trattamento di dati con sede all’estero dovranno indicare un loro rappresentante in Svizzera, al quale si potrà rivolgere chi pensa che i contenuti di una piattaforma stiano ledendo la sua personalità. In sede separata, ovvero in un rapporto in risposta a un altro postulato, il governo analizzerà poi da vicino il tema dei discorsi incitanti all’odio e l’applicazione del diritto in questi casi.