Svizzera

Operai edili pronti a incrociare le braccia

Fermento sui cantieri attorno alle discussioni per il rinnovo del contratto collettivo. Si comincia con le giornate di protesta; iniziando dal Ticino

Questione di equilibri
(Keystone)
13 ottobre 2022
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C’è aria di sciopero nel settore delle costruzioni. Più di 20’000 lavoratori edili, sugli 80’000 interessati dal Contratto nazionale mantello (Cnm), si sono espressi infatti a favore di azioni di questo tipo nell’ambito di una votazione tenutasi a livello nazionale. Pomo della discordia è in particolare l’orario di lavoro, con giornate e settimane più lunghe all’orizzonte. Il risultato dello scrutinio, indicano in una nota odierna i sindacati Unia e Syna, è stato inequivocabile. Il 92% degli oltre 20’000 edili che hanno partecipato ritiene necessario passare a iniziative di protesta.

La situazione fra impiegati e datori di lavoro si è surriscaldata nell’ambito delle trattative sul rinnovo del Cnm, che scadrà il 31 dicembre. La Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic), accusano le sigle sindacali, sta "attaccando frontalmente" i diritti dei lavoratori nel corso di tali negoziati. Secondo quanto riferiscono Unia e Syna, gli impresari vogliono abolire le attuali disposizioni sull’orario di lavoro, affinché in futuro giornate lavorative di 12 ore e settimane di 58 ore diventino comuni. In questo modo però, si mette in pericolo la salute e si sacrifica la vita privata dei dipendenti, è la critica avanzata nel comunicato. In poche parole, in futuro i capi potrebbero ordinare a breve termine se, quando e per quanto tempo si dovrebbe lavorare. L’orario non sarebbe quindi più pianificabile e il lavoro su chiamata diventerebbe la norma.

Gli edili però non ci stanno e annunciano giornate di protesta in tutta la Svizzera. La prima si terrà il 17 ottobre in Ticino, poi sarà la volta di Basilea il 1° novembre, di gran parte della Romandia il 7 e l’8 novembre e di Zurigo l’11 novembre. "Si tratterà più che altro di rimostranze sotto forma di cortei, che dovrebbero servire come campanello d’allarme", ha detto a Keystone-Ats il portavoce di Unia Christian Capacoel. Gli scioperi veri e propri potrebbero essere indetti in un secondo momento, qualora nemmeno nell’ultimo round di negoziati, in agenda il 14 novembre, le richieste sindacali venissero soddisfatte.

Visto l’andamento dell’inflazione, una delle rivendicazioni è un aumento reale dei salari, che però gli impresari abbinano all’abolizione delle attuali disposizioni sull’orario. Un’altra richiesta è di porre fine al lavoro gratuito: ora come ora fino a 30 minuti di viaggio al giorno dall’azienda al cantiere non sono pagati.

Il settore lamenta inoltre una forte carenza di personale qualificato a tutti i livelli, un problema che i sindacati non esitano a definire un "vero e proprio esodo". Negli ultimi dieci anni, il numero degli apprendisti si è dimezzato e un muratore su due presto o tardi abbandona la professione.

La Ssic ha replicato dichiarando che la sua intenzione è rendere più flessibile il tempo di lavoro, il che consentirebbe un miglior equilibrio fra vita professionale e privata. L’organizzazione ritiene di star conducendo "trattative costruttive" nell’interesse comune delle parti sociali e si domanda se i sindacati vogliano davvero un nuovo Contratto nazionale mantello.

Incitare allo sciopero minaccia la pace sociale, avverte la Ssic, secondo cui i sindacati dovrebbero attenersi alle regole del gioco e non ostacolare il regolare svolgimento dei cantieri. Nel prossimo faccia a faccia fra le parti, il 21 di questo mese, i datori di lavoro chiederanno dunque agli impiegati di rinunciare a tali misure di lotta.

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