Svizzera

Bns verso l’addio ai tassi negativi

Il tasso di riferimento da -0,25%, dovrebbe essere aumentato progressivamente per culminare a 0,75% entro la fine dell’anno

(Keystone)
19 settembre 2022
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La Banca nazionale svizzera (Bns) dovrebbe porre fine giovedì a oltre sette anni di tassi negativi, in un contesto di forte inflazione e di inasprimento delle politiche monetarie. Ma, stando agli esperti, l’istituto di emissione elvetico dispone di un margine di manovra maggiore rispetto ai suoi omologhi e non si trova nell’emergenza di intervenire. La Bns aveva introdotto per la prima volta nel dicembre 2014 dei tassi negativi, abbassando il margine di fluttuazione del Libor – il suo tasso di riferimento di allora – tra -0,75 e +0,25%. Alcune settimane più tardi, il 15 gennaio 2015, quest’ultimo passava completamente in territorio negativo, essendo stato abbassato tra -0,25 e -1,25%, dopo l’abolizione del tasso minimo di cambio franco-euro. Con questa misura, la banca centrale elvetica voleva impedire un apprezzamento troppo importante del franco. Associato ad acquisti massicci di divise, il tasso di riferimento è da allora rimasto negativo.

Ma i tempi sono cambiati. Dopo un’inflazione anemica, persino negativa, i prezzi hanno spiccato il volo in seguito alla rapida ripresa dell’economia mondiale, alle difficoltà nelle catene di approvvigionamento internazionale e all’impennata delle tariffe a causa della guerra in Ucraina. A metà giugno, l’istituto di emissione diretto da Thomas Jordan ha effettuato un primo passo verso la normalizzazione della politica monetaria, aumentando di mezzo punto percentuale, a -0,25%, il suo principale tasso di riferimento.

Il franco scudo contro l’inflazione

La Bns può permettersi di essere più timorosa rispetto alle altre grandi banche centrali internazionali, poiché la forza del franco protegge parzialmente contro un’accelerazione troppo importante dei prezzi grazie al potere d’acquisto conferito alla moneta elvetica per acquisti all’estero. Un calo del 10% del corso euro-franco riduce infatti l’inflazione in Svizzera di mezzo punto percentuale, stando alle stime del Credit Suisse.

Concretamente, il rincaro si è attestato al 3,5% in agosto su un anno nella Confederazione. A titolo di paragone, nella zona euro il tasso ha raggiunto il 9,1% e negli Stati Uniti l’8,3%. Per l’insieme dell’anno, la Bns punta su prezzi in crescita media del 2,8% e dell’1,9% nel 2023. Resta da vedere se manterrà le previsioni o le rivedrà al rialzo. Per la maggioranza degli economisti, un nuovo inasprimento della politica monetaria da parte della Bns resta acquisito. La decisione di giovedì, in effetti, interverrà dopo il vigoroso aumento dei tassi, +0,75 punti percentuali, da parte della Banca centrale europea (Bce) ad inizio settembre. E la Federal Reserve (Fed) statunitense dovrebbe seguire a ruota con un incremento dei tassi della stessa ampiezza, secondo gli esperti della Lbbw Research.

"V’è da temere che occorrerà più tempo del previsto agli investitori per riportare l’inflazione a un livello in cui i banchieri centrali potranno riflettere a un allentamento della politica monetaria", hanno sottolineato gli analisti della banca tedesca. La Banca d’Inghilterra, che aveva rinviato di una settimana il suo annuncio a causa del lutto nazionale osservato nel Regno Unito dopo il decesso della regina Elisabetta II, e la sua omologa giapponese sveleranno pure giovedì le loro decisioni sui tassi.

Spettro della recessione

Il tasso di riferimento della Bns, attualmente a -0,25%, dovrebbe essere aumentato di 0,75 punti percentuali a 0,50% durante la riunione del 22 settembre e di 0,25 punti percentuali in dicembre, in modo tale che il tasso culmini a 0,75% entro la fine dell’anno, secondo le previsioni di Credit Suisse. "In seguito, la Bns si prenderà una pausa, poiché l’inflazione diminuirà e l’economia rallenterà", secondo il capoeconomista della banca zurighese Claude Maurer.

Dal canto loro, gli economisti di Ubs prevedono che la Bns aumenterà il tasso di riferimento a tappe a 1,2% entro la prossima primavera e in seguito farà una pausa, poiché così facendo dovrebbe aver ridotto apparentemente i rischi inflazionistici. Ma questo inasprimento non è innocuo. "Dopo essersi svegliate dal loro sonno profondo, le banche centrali si sorpassano nelle loro azioni", hanno rivelato gli analisti di Raiffeisen. E per Lbbw, "gli attori temono che le banche centrali si spingano troppo lontano con i loro aumenti dei tassi, rendendo più probabile una recessione".

Il ritorno a tassi positivi in Svizzera e l’accettazione da parte della Bns di un franco molto più solido – essendo quest’ultimo passato sotto la parità con l’euro ad inizio luglio – avrà pure un impatto sulle imprese, previene Thomas Stucki. Per il direttore degli investimenti presso la Banca cantonale sangallese, "le società dovranno prepararsi a venti contrari più regolari a causa del franco più forte".

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