I ‘senatori’ confermano il controprogetto indiretto del Nazionale. Promotori raggianti. Avviata un’offensiva di ampia portata sul fotovoltaico.
Il Consiglio degli Stati ha preso giovedì importanti decisioni in materia di politica climatica ed energetica. Decisioni che, da un lato, spianano la strada al ritiro dell’Iniziativa per i ghiacciai (vedi sotto); dall’altro, gettano le basi di un’offensiva di vasto respiro sul fotovoltaico.
Ma è una strana giornata a Palazzo federale. Alla Camera dei cantoni il lungo dibattito (cinque ore, senza pause) si è appena concluso. Marcel Hänggi e Michèle Andermatt sono raggianti. Fanno parte del comitato d’iniziativa. Come Balthasar Glättli, che si precipita verso di loro e butta le braccia al collo del primo. «Abbiamo cominciato assieme, è con lui che ho parlato per la prima volta di quest’iniziativa», dice Hänggi alla ‘Regione’. ll presidente dei Verdi conferma: «Era sei anni fa. Nel frattempo migliaia di persone hanno aiutato, fatto pressione, costruito ponti. E ora siamo qui: è un segnale enorme!». E un momento da immortalare: no, non siamo fotografi; ma uno scatto non glielo si può negare.
Strana giornata, dicevamo: a poche decine di metri dai tre ecologisti, sotto la pioggia che batte sulla Piazza federale, attivisti di Mountain Wilderness Svizzera srotolano uno striscione: ‘Il paesaggio non è rinnovabile’. Negli stessi minuti, in questo "giorno nero per la protezione del paesaggio", arriva in redazione un comunicato di Raimund Rodewald, direttore dell’omonima Fondazione: "Il Consiglio degli Stati cancella la protezione del paesaggio nonostante gli obblighi internazionali, catapultandosi indietro – col sostegno della consigliera federale [Simonetta Sommaruga, ndr] – agli inizi degli anni 60".
Facciamo un po’ di ordine.
Ha approvato (39 voti a 4) un controprogetto indiretto all’iniziativa popolare ‘Per un clima sano’, detta Iniziativa per i ghiacciai. Il controprogetto coincide quasi del tutto con quello approvato in giugno dal Nazionale. I ‘senatori’, poi, lo hanno utilizzato quale ‘veicolo’ per portare avanti un’offensiva sul fotovoltaico. Ne è risultato un inedito mix di politica climatica e politica energetica, che la ministra dell’ambiente e dell’energia Simonetta Sommaruga ha definito «un ottimo esempio» di come si possa affrontare in maniera comprensiva la duplice sfida della decarbonizzazione e dell’approvvigionamento energetico.
Per due ragioni. Anzitutto, perché viene spianata la strada al ritiro dell’Iniziativa per i ghiacciai e quindi a un’applicazione in tempi brevi di concrete misure per la protezione del clima. La scorsa settimana, infatti, i promotori si erano detti disposti a ritirare il loro testo. In una lettera inviata ai ‘senatori’, ponevano però come condizione che il controprogetto indiretto del Nazionale non venisse indebolito. E così è stato. Seconda ragione: l’offensiva sul fotovoltaico, lanciata sullo sfondo dei timori per una penuria energetica quest’inverno, rischia di mettere a repentaglio la protezione del paesaggio.
Perché il Consiglio degli Stati ha accolto (23 voti a 21) la principale rivendicazione del comitato d’iniziativa: ha mantenuto l’importo (200 milioni di franchi l’anno, per 10 anni) destinato a un programma d’impulso per sostituire riscaldamenti a combustibile fossile ed elettrici e promuovere l’efficienza energetica. La maggioranza della commissione preparatoria voleva dimezzarlo, adducendo mancanza di manodopera, difficoltà nella fornitura di termopompe, nonché spese eccessive per la Confederazione (anche perché il controprogetto contiene pure 1,2 miliardi di sussidi per sostenere progetti innovativi per le aziende). Stando al comitato d’iniziativa, in questo modo il processo di sostituzione avrebbe preso troppo tempo. Per i promotori, la misura in questione è essenziale: quasi un riscaldamento a combustibile fossile su due viene ancora sostituito da uno dello stesso tipo; e un riscaldamento a nafta o a gas installato oggi emetterà CO2 fino agli anni 2040. I ‘senatori’ hanno anche stabilito che il programma di sostituzione dei riscaldamenti dovrà basarsi maggiormente sulle strutture di promozione esistenti, in particolare il Programma edifici della Confederazione e dei Cantoni. Ma questo nessuno lo contestava.
«Un trittico» che «ci fa guadagnare tempo», nelle parole di Elisabeth Baume-Schneider (Ps/Ju), relatrice della commissione: obbligo di posare pannelli solari sui tetti o le facciate degli edifici di nuova costruzione (i Cantoni possono prevedere eccezioni tramite ordinanza); gli edifici e le infrastrutture della Confederazione dovranno essere utilizzati il più possibile per la produzione di energia solare; impianti di grandi dimensioni su aree aperte in montagna (il ‘solare alpino’) che producono almeno 10 GWh, di cui il 45% nel semestre invernale, potranno essere costruiti più facilmente e ricevere un contributo fino al 50-60% dei costi d’investimento (non potranno però essere realizzati nelle zone palustri di importanza nazionale). Le misure saranno limitate fino al 31 dicembre 2025. Su proposta di Beat Rieder (Centro/Vs), saranno oggetto di una specifica legge urgente scorporata dal controprogetto indiretto.
La legge urgente sul fotovoltaico verrà esaminata dal Nazionale, che si occuperà anche delle divergenze rimaste nel controprogetto all’Iniziativa per i ghiacciai (ma in sospeso restano solo questioni minori, di natura tecnica). Il comitato d’iniziativa non ne fa mistero: la tempistica è cruciale. Si sa che il controprogetto indiretto non basterà per rispettare l’accordo sul clima di Parigi. Ma l’urgenza richiede misure rapide ed efficaci, ha scritto già la scorsa settimana in un comunicato. E una legge, appunto, verrebbe attuata in tempi molto più brevi rispetto a un’iniziativa popolare. Il ritiro dunque è a un passo. «Abbiamo detto: il Consiglio degli Stati deve riprendere la proposta del Nazionale, senza indebolirla. Ed è ciò che ha fatto oggi. Siamo molto contenti. Aspettiamo ancora le votazioni finali, alla fine della sessione [30 settembre, ndr], ma tutto indica che ritireremo la nostra iniziativa», dichiara Marcel Hänggi. Resta però l’incognita referendum. Non è affatto escluso che l’Udc ritenti il colpaccio riuscitole nel giugno dello scorso anno, quando praticamente da sola riuscì a raccogliere le 50mila firma necessarie e quindi a convincere il 51,6% dei votanti a respingere la Legge sul Co2.
Perché l’urgenza è manifesta. Ad esempio: i ghiacciai svizzeri non si sono mai sciolti così tanto come quest’estate e l’acqua persa non tornerà, afferma la Rete di monitoraggio dei ghiacciai svizzeri, che giorni fa ha presentato i risultati "estremi e preoccupanti" di un pluriennale lavoro su una ventina di ghiacciai. Tuttavia, spiegano i ricercatori, se reagiamo ora – rispettando le misure dell’accordo di Parigi volte a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi – sarà ancora possibile salvare un terzo dell’attuale massa dei maggiori ghiacciai svizzeri. Sommaruga ha ricordato che «dove solo pochi anni fa le masse di ghiaccio adornavano i pendii delle montagne, oggi si vedono solo rocce e ghiaioni nudi. I cambiamenti sono in corso. Credo che tutti abbiamo visto quest’estate cosa stia succedendo, e cosa significhi per noi».
L’Iniziativa per i ghiacciai – respinta dal Nazionale in marzo (99 voti a 89 e 4 astenuti); gli Stati si esprimeranno in dicembre – vuole iscrivere nella Costituzione federale il principio secondo cui la Svizzera riduce le sue emissioni di gas serra a un saldo netto pari a zero entro il 2050. Inoltre, prevede di vietare entro tale data carburanti e combustibili fossili come petrolio, gas, benzina, diesel e carbone. Eccezioni sarebbero ammesse solo per applicazioni tecnicamente non sostituibili. L’iniziativa è stata lanciata nel novembre del 2019 dall’Associazione svizzera per la protezione del clima ed è sostenuta da organizzazioni ambientaliste, chiese, ricercatori e politici di quasi tutti i partiti.
Il controprogetto indiretto sul quale le Camere si stanno mettendo d’accordo prevede di sancire a livello di legge lo stesso obiettivo generale dell’iniziativa (una Svizzera climaticamente neutra entro il 2050), stabilisce obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e definisce, settore per settore (edifici, traffico, industria), misure mirate per raggiungerli. Non cita esplicitamente alcun divieto di vettori energetici fossili e prende in considerazione la situazione particolare delle regioni periferiche e di montagna.