Svizzera

L’acquisto degli F-35 è ‘un affare fatto’

Dopo il Consiglio degli Stati via libera oggi dal Nazionale che ha votato, con una larga maggioranza, a favore

(Keystone)
15 settembre 2022
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Basta con le tattiche dilatorie della sinistra che ha protratto questo dossier già troppo a lungo: l’acquisto di 36 caccia F-35A e del sistema di difesa terra-aria Patriot (quest’ultimo sostenuto però dai socialisti), inclusi nel programma di armamento 2022 e considerati il meglio sul mercato, sono necessari per garantire la sicurezza dello spazio aereo elvetico, esigenza diventata impellente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

Ne è convinta la maggioranza del Consiglio nazionale che, nonostante l’opposizione del campo rosso-verde a cui è stato anche rimproverato di mirare all’abolizione pura e semplice dell’esercito, ha approvato oggi, dopo gli Stati in giugno, i crediti corrispondenti (rispettivamente 6,1 miliardi di franchi e 2 miliardi, la maggiore spesa finora per l’esercito svizzero, ndr), salvando "en passant" la Patrouille Suisse che il governo, ma non la commissione, voleva smantellare assieme agli oramai vetusti F-5 Tiger utilizzati per le esibizioni. Per la maggioranza si tratta anche di garantire l’addestramento dei futuri piloti militari.

Al pari del Consiglio degli Stati, la Camera del popolo ha inoltre stabilito che il contratto per l’acquisto dei nuovi caccia va firmato entro i termini convenuti con gli Stati Uniti, ossia il 31 marzo 2023 (validità dell’offerta), senza attendere quindi l’esito di un’eventuale votazione sull’iniziativa popolare della sinistra denominata "Stop F-35".

Campo rosso-verde sconfitto

Prima del voto finale, il plenum ha respinto tutta una serie di proposte del campo rosso-verde con cui si proponeva, per esempio, la non entrata nel merito o il rinvio del dossier al governo, o alla commissione competente, affinché riconsiderasse l’acquisto optando magari per un aereo europeo in modo da rafforzare i rapporti con l’Ue invece che con gli Stati Uniti e la Nato.

Critiche sono state espresse soprattutto sull’aviogetto scelto, considerato ancora troppo poco affidabile visti i problemi tecnici emersi in passato e troppo avanzato per i semplici compiti di polizia dell’aria che sarebbe chiamato a svolgere. Dubbi sono anche espressi sui costi, e sul timore che possano superare le previsioni, finendo col pesare eccessivamente sul bilancio dello Stato (c’è chi, al riguardo, ha ricordato lo scandalo dei Mirage degli anni 60).

Ma il rimprovero forse più incisivo si è concentrato sulla volontà della maggioranza, e dell’esecutivo, di voler firmare il contratto d’acquisto prima di conoscere il risultato di un eventuale voto sull’iniziativa volta ad impedire questa operazione. Una decisione che equivale a uno schiaffo alla democrazia: la maggioranza della popolazione, secondo il Ps, non vuole i jet americani. Il fatto di non voler attendere il voto rispecchia il timore del governo di venir sconfessato.

Dossier solido

Gli altri partiti hanno liquidato le critiche della sinistra sottolineando la serietà della procedura di valutazione dei vari modelli di jet in lizza, da cui l’F-35A è risultato di gran lunga il migliore. La stessa serietà ha contraddistinto anche il calcolo dei costi, che comprendono l’inflazione negli Stati Uniti e che non cambieranno come confermato dall’ambasciatore degli Usa in Svizzera. L’F-35A è tra l’altro stato scelto da altri Paesi europei ed è già stato sottoposto al battesimo del fuoco, dove ha dato buona prova di sé.

In merito alle procedure democratiche, la maggioranza ha fatto presente che il popolo ha accettato l’idea, nel 2020, di acquistare nuovi aerei di combattimento al posto degli F/A-18 Hornet, che andranno in pensione nel 2030, lasciando al Consiglio federale l’onere di scegliere il modello. In merito all’iniziativa, su quest’ultima si potrà in ogni caso votare, se non verrà ritirata: non si può quindi rinfacciare alla maggioranza di essere poco democratica. È un fatto però che l’iniziativa non ha effetto né sospensivo sul dossier né retroattivo. La destra ha anche rammentato che l’acquisto dei nuovi caccia avrà ripercussioni economiche positive, per alcuni miliardi, grazie agli affari di compensazione.

Lavorato con trasparenza

Nel suo intervento, la consigliera federale Viola Amherd ha difeso il lavoro svolto dal suo dipartimento in merito alla trasparenza del processo di valutazione e, quanto ai costi del nuovo jet, ha assicurato che il prezzo è fisso e include anche l’inflazione.

Tuttavia, qualora il contratto non dovesse essere firmato entro i termini fissati, vi è il rischio concreto di ritardi nelle forniture e di maggiori costi, giacché il tutto dovrebbe essere rinegoziato con un’inflazione negli Usa del 9%.

Circa le critiche, provenienti da sinistra, secondo cui il governo non avrebbe considerato a sufficienza gli aspetti politici nella scelta del modello, in particolare snobbando produttori europei che avrebbero potuto sostenerci nelle nostre relazioni con l’Ue, Amherd ha risposto che simili aspetti sono stati considerati quando si è deciso di invitare alcuni Paesi, e non altri, a sottoporre le rispettive offerte.

Il Consiglio federale, secondo la ministra della Difesa, è stato sempre informato circa la valutazione in corso e la scelta finale. Il governo, insomma, non è stato messo di fronte al fatto compiuto, ha spiegato.

Gli altri ‘acquisti’

Oltre ai 36 caccia F-35A e ai Patriot, il Nazionale ha approvato anche i crediti per l’acquisto di ulteriori armamenti e dispositivi tecnici per un valore di 285 milioni.

A questi si aggiungono 120 milioni per le misure edilizie agli aerodromi militari di Payerne (Vd), Meiringen (Be) ed Emmen (Lu) per ospitare i futuri caccia e 66 milioni per tre nuovi edifici adibiti all’istruzione ai Patriot e per l’adeguamento delle infrastrutture di deposito.

A tale pacchetto, si aggiunge materiale nel settore informatico per un valore di 110 milioni e 175 milioni per l’acquisto di 16 mortai da 12 cm.

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