Secondo Claude Maurer, capoeconomista del Credit Suisse, nel nostro Paese l’inflazione ha un impatto solo moderato sui consumi
La crescita dell’economia globale rallenta, ma la Svizzera dovrebbe riuscire a evitare una recessione. I consumi privati e un mercato del lavoro solido dovrebbero sostenere la congiuntura elvetica. Ne è convinto il capoeconomista di Credit Suisse, Claude Maurer, prevedendo che la Banca nazionale svizzera (Bns) continuerà ad aumentare i tassi di interesse.
Credit Suisse stima che il prodotto interno lordo (Pil) salirà del 2,5% quest’anno, sostenuto in particolare dai consumi privati (+4%) e dalle esportazioni (+4,5%). Nel 2023, la crescita dovrebbe però rallentare significativamente a +1%, così come quella della spesa delle famiglie (+1,4%) e delle vendite a livello internazionale (+3%).
L’inflazione dovrebbe toccare in media il 2,9% nel 2022 e rallentare all’1,5% l’anno successivo. I prezzi degli idrocarburi hanno raggiunto il culmine, ha affermato Maurer in conferenza stampa oggi a Zurigo, prevedendo che quelli della benzina e del gasolio da riscaldamento inizieranno a scendere.
Gli esperti di Credit Suisse hanno insistito sul fatto che l’inflazione ha un impatto moderato sui consumi in Svizzera: un aumento di un punto percentuale del tasso di inflazione riduce la spesa delle famiglie solo dello 0,11 - 0,13%.
In un contesto globale di inasprimento delle politiche monetarie, è probabile che la Bns prosegua con il rialzo dei tassi avviato a metà giugno, ma in modo più moderato rispetto alla Banca centrale europea (Bce) e della Federal Reserve (Fed) statunitense.
Per l’economista di Credit Suisse Maxime Botteron, il rialzo dei tassi dovrebbe avere un impatto limitato sull’inflazione, causata dalla crisi energetica, dalle difficoltà delle catene di approvvigionamento globali e dalla carenza di manodopera in alcuni settori. Tutti fattori sui quali la Bns ha scarsa influenza.
La Bns deve comunque agire per mantenere la forza del franco: se si deprezzasse, le importazioni sarebbero più costose, ha ricordato Botteron. "Per questo motivo, la Bns non ha altra scelta che aumentare ulteriormente il tasso di riferimento". Un calo del 10% del tasso di cambio euro-franco riduce l’inflazione in Svizzera di mezzo punto percentuale.
La Confederazione beneficia anche del minor peso dell’energia nella spesa delle famiglie, della forte regolamentazione delle tariffe energetiche, della relativa stabilità degli affitti e di un livello dei prezzi generalmente più elevato, ciò che tende a limitare il loro l’aumento.
Secondo le proiezioni di Credit Suisse, il tasso di riferimento della Bns, attualmente pari a -0,25%, dovrebbe essere aumentato di 0,75 punti percentuali nella riunione del 22 settembre e di un ulteriore 0,25 a dicembre, in modo da raggiungere un picco dello 0,75% entro la fine dell’anno. "Dopodiché la Bns si fermerà, perché l’inflazione scenderà e l’economia rallenterà", ha aggiunto Maurer.