Lo deplora la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura in un rapporto odierno. Ancora molti i casi di genitori ammanettati davanti ai figli
In generale, il rimpatrio coatto di richiedenti asilo respinti è eseguito nel rispetto della persona o delle persone da allontanare. Tuttavia, nonostante le raccomandazioni, adulti vengono ancora ammanettati davanti ai figli, ciò che la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura deplora nel suo rapporto pubblicato oggi. Il documento si basa sull’osservazione di 33 rinvii coatti per via aerea tra aprile e dicembre 2021 e sul trasferimento all’aeroporto di otto rinvii, su voli di linea, dei livelli d’esecuzione 2 e 3 per i quali possono essere applicate misure coercitive. Sebbene le persone da rinviare siano in generale trattate in modo professionale e rispettoso, si legge in una nota odierna, la commissione si rammarica che il ricorso all’immobilizzazione parziale durante il trasferimento e in aeroporto sia ancora frequente.
Nel suo rapporto esorta le autorità a rinunciare in linea di principio a qualsiasi forma di coercizione e a limitarne l’applicazione ai soli casi che rappresentano un pericolo immediato per il rimpatriando o per l’altrui sicurezza. La commissione, che ha nuovamente rilevato che dei minori hanno dovuto assistere all’uso di mezzi di contenzione su uno o su entrambi i loro genitori durante il fermo di polizia, in aeroporto e in aereo, raccomanda di evitare tali misure che possono traumatizzare la prole. Nel corso di un rinvio, una madre incinta, ammanettata davanti ai suoi figli durante il fermo di polizia, ha dovuto allattare con le manette ai polsi. La donna è rimasta ammanettata anche durante la visita del medico. Si tratta di un trattamento inumano e degradante secondo la CNPT vista la particolare vulnerabilità della madre.
Si sono osservate anche diverse pratiche inadeguate, che continuano a essere applicate. Di solito gli accompagnatori di polizia disponevano di sufficienti conoscenze linguistiche per comunicare con le persone da rimpatriare. In due casi, tuttavia, la comunicazione tra questi ultimi e gli accompagnatori è risultata difficile a causa delle barriere linguistiche e dell’assenza di interpreti. In alcuni casi minorenni hanno dovuto fungere da intermediari e ciò non dovrebbe accadere. Le autorità dovrebbero invece avvalersi di accompagnatori che dispongono delle conoscenze linguistiche necessarie per interagire con le persone da rimpatriare oppure far capo ad interpreti.
Sulla base anche delle prescrizioni internazionali, la commissione raccomanda alle autorità d’esecuzione di dare la possibilità alla persona da allontanare di informare i familiari o terzi sull’imminente rimpatrio mettendo a disposizione un telefono. Per quanto attiene ai rinvii di livello 2 e 3 e test obbligatori anti-Covid si è constatato nuovamente che non vi è una differenza chiara tra i rinvii di questi due livelli. Dall’entrata in vigore dell’articolo 72 della legge federale sugli stranieri e la loro integrazione è stato osservato che 17 test obbligatori sono stati eseguiti in aeroporto.