Svizzera

Il clima obbliga la viticoltura vallesana a ripensarsi

Siccità e temperature elevate, oppure gelo e piogge abbondanti: gli eventi estremi mettono a dura prova il settore. Studi in corso, il Cantone investe

Si cercano alternative, ad esempio per quanto riguarda l’irrigazione
(Keystone)

Sion – Malgrado la vendemmia 2022 in Vallese si prospetti piuttosto buona, le condizioni climatiche estreme che si susseguono non semplificano il compito dei viticoltori. In futuro la coltivazione della vite andrà ripensata, studi sono già in corso.

Nel 2017 i vigneti sono stati gravemente danneggiati dal gelo. Nel 2021 le gelate notturne di aprile e le abbondanti piogge estive hanno favorito malattie fungine come la peronospora e l’oidio: il raccolto di quell’anno è stato il peggiore dal 1957 in termini di quantità (-36%). Quest’anno è l’ondata di caldo a colpire duramente le piante.

Ottimismo per la vendemmia 2022

La vendemmia dovrebbe tuttavia essere buona, prevede Yvan Aymon, presidente dell’organizzazione settoriale Interprofession de la Vigne et du Vin (IVV): le viti sono sane anche se soffrono per la mancanza d’acqua. Alcuni comuni hanno potuto contare sui canali irrigui – i "bisses" – per bagnare i vigneti, ma altri, le cui sorgenti si stanno prosciugando, hanno vietato l’irrigazione. "La vite ama soffrire, ma ci sono dei limiti", precisa Aymon.

Il prolungato stress idrico e il calore elevato influiscono sulla maturazione, sui livelli di zucchero e di acidità, nonché sulla resa. "La scelta del momento della vendemmia dipende da ogni singolo coltivatore, in base a che vino vuole produrre", spiega Didier Joris, viticoltore-enologo di Chamoson (VS). Lui inizierà la sua 46esima vendemmia alle 4 del mattino della prossima settimana, in una data simile alle altre annate calde che ha vissuto – 1976, 2000, 2003 –, perché vuole "mantenere una certa freschezza naturale nelle uve".

Ripensare l’irrigazione

Da un anno all’altro, i vigneti sono sempre maggiormente esposti a condizioni estreme e i viticoltori devono adattarsi. Per sostenere la filiera, il Canton Vallese, in collaborazione con Agroscope, prevede di investire 150 milioni di franchi.

"Ci stiamo dirigendo verso estati più asciutte, ma non è ancora chiaro se le primavere saranno maggiormente calde e secche o calde e umide. Stiamo studiando tutti gli scenari. Per il futuro occorrerà ripensare l’irrigazione di una parte dei vigneti", spiega Vivian Zufferey ricercatore responsabile del dossier viticoltura presso Agroscope.

Da circa trent’anni il centro di competenza della Confederazione per la ricerca agronomica sperimenta in diverse parti del Paese nuovi strumenti e tecniche facilmente utilizzabili dalla viticoltura. Zufferey ritiene che per adattarsi bisogna saper prevedere, e per prevedere bisogna conoscere la propria terra e lo stato delle proprie piante.

Risparmio idrico

"L’ideale sarebbe conoscere la natura dei suoli e le loro riserve idriche, allo scopo di piantare il vitigno giusto al posto giusto. Sarebbe anche auspicabile poter monitorare lo stato idrico delle piante per adattare l’irrigazione. Esistono già oggi strumenti che permettono di conoscere in tempo reale il fabbisogno idrico dei ceppi, spiega Zufferey.

La Confederazione sta avviando progetti per migliorare l’efficienza dell’uso dell’acqua, in particolare sostenendo l’installazione dell’irrigazione a goccia al posto di quella a pioggia. Si stanno anche cercando soluzioni per non utilizzare acqua potabile. "Se gli anni come il 2022 si moltiplicheranno, sarà necessario risparmiare acqua", sostiene Zufferey.

Un’alternativa è il ricorso a vitigni più resistenti, come il Divico, sviluppato dalla stessa Agroscope. Per José Vouillamoz, specialista in genetica della vigna, sarebbe anche opportuno per il Vallese tornare ai vitigni storici del cantone come Heida, Amigne, Arvine e Rèze.

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