Svizzera

Disoccupazione Seco immutata al 2% a luglio, in Ticino al 2,3%

Rispetto allo scorso anno il calo è però sensibile, con il 28,7% in meno di persone iscritte nelle liste degli Uffici regionali di collocamento (Urc)

(Ti-Press)
8 agosto 2022
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La disoccupazione rimane stabile in Svizzera e si conferma ai minimi da oltre 20 anni: il tasso dei senza lavoro si è attestato al 2% in luglio, confermando il dato di giugno. Su base annua si registra una contrazione di 0,8 punti.

Stando ai dati diffusi oggi dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco) il numero delle persone senza impiego iscritte agli Uffici regionali di collocamento (URC) è sceso a 91’474, in flessione di 1’037 rispetto a giugno e di 36’805 nel confronto con lo stesso mese del 2021. Si tratta inoltre del numero più basso dal dicembre 2001, mentre per il tasso fa stato l’analogo 2% del novembre dello stesso anno.

A titolo di confronto, nel momento più critico della pandemia (gennaio 2021) era stata sfiorata quota 170’000 disoccupati, con un tasso al 3,7%. Le quote di senza lavoro registrate dalla Seco sono comunque tradizionalmente basse: negli ultimi 20 anni il valore mensile più elevato è stato del 4,3%, osservato nel gennaio 2004. Va anche sottolineato come i dati sulla disoccupazione non tengano conto di coloro che hanno esaurito il diritto a ricevere le prestazioni e che ad esempio vivono di risparmi o si trovano a beneficio dell’assistenza.

In Ticino nel mese di luglio appena archiviato il tasso dei senza lavoro si è attestato al 2,3% (invariato rispetto a giugno, -0,5 su base annua), nei Grigioni allo 0,6% (-0,1 e -0,4). I cantoni romandi rimangono i più colpiti dalla disoccupazione, pur restando tutti ampiamente sotto la soglia psicologica del 4%. Con un tasso del 3,8% il primato negativo spetta al Giura; seguono Ginevra (3,7%), Vaud (3%) e Neuchâtel (2,8%). Fra gli ultimi due si inserisce Basilea Città (2,9%). Con un tasso dello 0,6%, Appenzello Interno è invece il cantone con meno disoccupati. Il motore economico della nazione, Zurigo, è all’1,7%, meno della media nazionale.

Il Ticino è al settimo posto fra i più toccati dal problema, mentre i Grigioni sono al terzo rango nella graduatoria dei meno colpiti. In termini assoluti, da Airolo a Chiasso si contano 3’847 disoccupati (-32 mensile, -854 annuo), mentre nel cantone con capoluogo Coira la cifra è di 659 (-105 e -368).

Tornando all’ambito nazionale, il tasso si attesta all’1,8% fra i giovani (15-24 anni), con rispettivamente una progressione di 0,1 punti (mese) e una flessione di 0,9 punti (anno). I lavoratori ultra 50enni sono al 2,1% (-0,1 e -0,8). I disoccupati di lunga durata (cioè quelli iscritti agli URC da oltre un anno) erano 19’265, l’8% in meno di giugno e il 43,4% in meno di dodici mesi prima: 155 giovani, 9’039 25-49enni e 9’990 ultra 50enni.

Leggendo i dati in base alla nazionalità, gli svizzeri presentano una quota di senza lavoro dell’1,4% (nessuna variazione mensile, -0,7 annuo), gli stranieri del 3,4% (-0,1 e -1,3). Per Paese di provenienza, i tassi sono più elevati per i bulgari (6,5%) e gli africani (6,2%), che la Seco considera nel loro insieme. L’Ue è al 2,8%. Riguardo ai principali Paesi confinanti, la Francia è al 3,9%, l’Italia al 3% e la Germania all’1,9%.

Complessivamente, afferma ancora la Seco, le persone in cerca d’impiego registrate nel mese scorso erano 163’315, il 3,3% in meno rispetto a giugno e il 25,5% in meno di dodici mesi prima. Tale cifra comprende, oltre ai disoccupati iscritti, le persone che frequentano corsi di riconversione o di perfezionamento, che seguono programmi occupazionali o che conseguono un guadagno intermedio. Il numero dei posti vacanti annunciati presso gli Uffici di collocamento era pari a 68’004 (-3’738 mensile e +11’192 annuo).

I funzionari di Berna hanno pubblicato anche i dati relativi al lavoro ridotto per il mese di maggio (ultimo dato disponibile): ha colpito 5’552 persone, ovvero 1’315 in meno rispetto al mese precedente. Il numero delle aziende interessate è sceso di 217 unità (-18%) portandosi a 960. Il numero delle ore di lavoro perse è calato del 15% a 52’666.

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