Svizzera

In Svizzera i vicini sono un po’... distanti

Uno studio commissionato dal Percento culturale Migros rivela però una marcata predisposizione ad accordare fiducia a chi abita accanto

Convivenza non sempre facile
(Keystone)

Rüschlikon – In Svizzera la maggior parte delle persone ha rapporti piuttosto distanziati con i propri vicini, ma ha comunque una marcata predisposizione ad accordare loro fiducia. Questa la conclusione di uno studio del Gottlieb Duttweiler Institut (GDI) di Rüschlikon (ZH).

Dallo studio pubblicato oggi, intitolato "Gentile vicino/a" e commissionato dal Percento culturale Migros, emerge inoltre che in Ticino e nella Svizzera romanda il concetto di vicinato ha un’accezione più ampia rispetto alla Svizzera tedesca.

Differenze regionali

Mentre il 59% degli abitanti della Svizzera tedesca considera vicini solo le persone che vivono nello stesso palazzo o nelle case adiacenti, in Svizzera romanda e in Ticino, rispettivamente il 33% e il 37% annoverano l’intero quartiere nel proprio vicinato. "Le interazioni con i vicini – scrive il GDI in una nota – avvengono pertanto prevalentemente in modo estemporaneo con incontri sulle scale o nelle vie del quartiere".

Più in generale, dallo studio emerge che solo il 12% degli intervistati dichiara di conoscere molto bene i propri vicini. Tuttavia, i tre quarti degli svizzeri si sentono sicuri nel proprio vicinato e quasi il 90% dichiara di fidarsi dei propri vicini.

Questa fiducia si riflette nelle azioni quotidiane. La maggior parte degli intervistati è in effetti pronta a dare una mano se necessario: le piccole attenzioni e i favori vanno dal prestare ingredienti o utensili da cucina, cosa che fa più di due terzi degli intervistati (67%), all’annaffiare le piante (48%) e fino al prendersi occasionalmente cura dei bambini e degli animali domestici (26%).

Per metà vicini "distanziati"

Gli autori dello studio hanno identificato quattro diverse tipologie di vicini: i distanziati, le persone in cerca di ispirazione, quelle che coltivano le relazioni e quelle orientate ai valori.

La prima categoria rappresenta circa il 47% delle persone: nonostante il desiderio di mantenere una distanza con i propri vicini, queste persone tendono ad avere rapporti cordiali e sono disponibili in caso di necessità.

La seconda tipologia che compare con più frequenza (30%) è quella delle persone in cerca di ispirazione. Si tratta di individui che guardano con favore alle differenze e alla diversità e apprezzano un vicinato eterogeneo, cercando incontri e scambi all’insegna del rispetto e della solidarietà.

Il terzo gruppo – ossia le persone che apprezzano un senso di comunità e vicinanza – comprende circa il 14% della popolazione. La quarta categoria (10%) riguarda infine persone che vogliono condividere gli stessi valori: piuttosto che allacciare relazioni strette, queste persone preferiscono la distanza e il comportamento rispettoso.

Impatto moderato del coronavirus

Lo studio, basato su un campione di 1’021 persone di età compresa tra i 15 e i 79 anni intervistate online, mostra anche che l’epidemia da coronavirus non ha cambiato radicalmente le relazioni tra vicini. La fine delle restrizioni ha portato a un ritorno alle abitudini quotidiane.

Tuttavia, gli autori evidenziano un leggero cambiamento: durante i periodi di didattica a distanza, i vicini erano più tolleranti nei confronti dei bambini che gridavano o giocavano.

La settimana scorsa, l’assicuratore Axa ha tuttavia tracciato un quadro più sfumato: tra il 2019 e il 2020, le richieste di risarcimento relative alle liti di vicinato sarebbero aumentate di un terzo, ha indicato Axa a Keystone-ATS. La pandemia non sarebbe responsabile di nuovi conflitti, ma le persone sarebbero più sensibili ai fattori di disturbo perché hanno trascorso più tempo a casa.

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