Svizzera

Gli svizzeri a caccia di stufe elettriche per l’inverno

I timori per un’eventuale penuria di gas in inverno fanno innalzare le vendite in giugno del 370%. Ma l’uso massiccio avrebbe conseguenze negative

(Depositphotos)
31 luglio 2022
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Per timore di rimanere al freddo il prossimo inverno, gli Svizzeri stanno facendo incetta di stufe elettriche. Lo riporta la SonntagsZeitung in edicola oggi sulla base dell’impennata di vendite registrata dal rivenditore online Digitec Galaxus.

Quest’ultimo, scrive il domenicale, ha registrato un balzo del 370% delle vendite in giugno rispetto al corrispettivo mese del 2021; in luglio le vendite sarebbero aumentate addirittura del 470% su un anno. Ma se tutti questi apparecchi venissero effettivamente utilizzati, le conseguenze sarebbero negative per l’approvvigionamento elettrico del Paese, spiega al giornale il responsabile dell’Associazione delle aziende elettriche svizzere (VSE/AES), Michael Frank.

Se le stufe a gas venissero effettivamente rimpiazzate da quelle elettriche di riserva, "il consumo di corrente aumenterebbe in modo massiccio in una situazione già tesa".

Quanto alle forniture di gas, una riduzione dell’utilizzo sembra all’orizzonte, almeno stando alla NZZ am Sonntag, secondo cui anche la Svizzera dovrebbe partecipare alla riduzione volontaria del consumo del 15% tra agosto 2022 e marzo 2023 come deciso dall’Ue e ribadito al settimanale dal Ministero tedesco dell’Economia e della Protezione del Clima.

Il Ministero fa notare che se Berlino dovesse trovarsi in una situazione critica per quanto attiene alla disponibilità di gas, anche le regioni svizzere - in particolare San Gallo e i Grigioni - rifornite dalla Germania sarebbero colpite. La stessa ministra dell’energia, Simonetta Sommaruga, ha dichiarato giovedì scorso di essere favorevole alla partecipazione della Confederazione al piano europeo di risparmio. Il suo dipartimento si sta coordinando col Dipartimento federale dell’economia per mettere in atto misure volontarie corrispondenti a quelle dell’UE.

Intanto, però, sul fronte delle costituzione di riserve all’estero come previsto da un piano del Consiglio federale, stando al SonntagsBlick lo stesso governo è al momento all’oscuro di quanto gas i fornitori abbiano accumulato fuori dai confini nazionali.

"Non disponiamo dei dati necessari", ha scritto il domenicale riferendosi a informazioni fornite dal Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) diretto dalla stessa Sommaruga.

Citato dal giornale, Thomas Hegglin, portavoce dell’Associazione svizzera dell’industria del gas, ha tuttavia dichiarato che i fornitori hanno raggiunto l’obiettivo di costituire riserve tra il 75 e il 100%. Le aziende, secondo Hegglin, sono "sulla buona strada per assicurarsi opzioni per ulteriori forniture di gas non russo entro novembre".

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