Svizzera

Per promuovere i vini svizzeri servono più soldi

Lo chiede il Nazionale, che vorrebbe portare a 9 milioni i contributi. Eventualità che però non incontra il favore del Consiglio federale

Ci vogliono più mezzi per vincere la concorrenza estera
(Ti-Press)
9 giugno 2022
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Per far fronte all’agguerrita concorrenza estera, soprattutto dall’Italia, i mezzi destinati alla promozione dei vini svizzeri vanno aumentati fino a 9 milioni di franchi l’anno, a condizione che adempiano ai criteri di qualità e sostenibilità.

È l’obiettivo che si pone una mozione adottata oggi dal Consiglio nazionale per 98 voti a 61 e ben 22 astenuti. Il dossier va agli Stati.

Per i promotori della mozione, il sostegno della Confederazione agli sforzi collettivi di marketing si sono dimostrati efficaci, specie durante la pandemia. Nel 2020 e nel 2021, dando seguito a una richiesta delle organizzazioni di categoria, Berna aveva infatti accordato un aiuto urgente supplementare pari a un milione di franchi. Tale intervento ha favorito un aumento significativo della vendita di vini svizzeri nella grande distribuzione: la loro quota di mercato è cresciuta dello 0,7%, attestandosi al 37,7%.

Tuttavia, il settore lamenta che l’Ufficio federale dell’agricoltura (Ufag) intende ridurre, e poi tagliare del tutto dal 2023, l’aiuto annuale di 2,8 milioni per la promozione del settore vitivinicolo elvetico. Eppure, l’esperienza dell’aiuto d’urgenza erogato nel 2020 e nel 2021 ha confermato la necessità di un finanziamento più rilevante e nel contempo più stabile, in modo da favorire lo smercio del vino svizzero sul mercato indigeno, in particolare nella grande distribuzione e nella ristorazione.

Nella sua risposta, il consigliere federale Guy Parmelin – egli stesso ex viticoltore, come ha tenuto a precisare, ma che in aula rappresenta l’opinione del Governo – ha detto di comprendere le preoccupazioni del settore vitivinicolo che negli ultimi anni si è visto confrontato con una difficile situazione di mercato. Parmelin ha ricordato che la Confederazione ha tenuto conto della particolare circostanza versando contributi supplementari nel settore della promozione dello smercio e ingenti fondi per la declassificazione del vino svizzero a denominazione d’origine.

Ma le risorse disponibili per la promozione dello smercio vengono attualmente ripartite tra i vari prodotti agricoli sulla base di un’analisi di portafoglio effettuata secondo criteri oggettivi; se la Confederazione dovesse versare più denaro al settore vitivinicolo ne mancherebbe per altri prodotti, creando una disparità di trattamento inaccettabile, ha affermato.

Stando al ministro dell’economia, sulla base di questa analisi, per gli anni 2022-2025 la filiera del vino può ricevere un importo annuo per la promozione dello smercio compreso tra 2,8 (minimo) e 3,1 milioni di franchi (massimo). Ulteriori fondi sono concessi, su richiesta, per la prospezione del mercato per le esportazioni di vino (380’000 franchi nel 2022).

A parere dell’ex agricoltore vodese, l’accettazione della mozione comporterebbe una disparità di trattamento del settore vitivinicolo rispetto agli altri rami agricoli; il sostegno finanziario di 9 milioni di franchi all’anno per la promozione dello smercio del vino sarebbe superiore a quello a favore di tutti gli altri prodotti dell’agricoltura svizzera. "Ciò sarebbe sproporzionato rispetto all’importanza economica del vino paragonata a quella degli altri prodotti agricoli", ha sottolineato.

Oltre a ciò, vincolare la promozione dello smercio da parte della Confederazione a criteri di sostenibilità e qualità, come richiesto nella mozione, renderebbe il provvedimento ancora più complesso e difficilmente applicabile nella pratica, ha aggiunto Parmelin. Attualmente, infatti, non si può parlare di uno standard di sostenibilità generalmente applicato nella coltivazione della vite o lungo l’intera filiera vitivinicola.

Il consigliere federale ha ricordato che, oltre al sostegno nell’ambito della classica promozione dello smercio, ci sono altre possibilità di sostegno vincolato ai progetti nel settore vitivinicolo; misure particolarmente innovative possono essere sostenute per un massimo di quattro anni come progetti di comunicazione integrativi, ha concluso.

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