L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico rivede al ribasso le stime sulla crescita economica: dall’1,8% all’1,3%
In considerazione dell’impatto della guerra in Ucraina, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) rivede al ribasso le stime sulla crescita economica in Svizzera. L’organizzazione con sede a Parigi prevede ancora un aumento del prodotto interno lordo (Pil) del 2,5% nell’anno in corso, contro un più 3,0% ipotizzato in precedenza.
Anche per il 2023 l’Ocse è più cauta, nelle sue prospettive economiche di giugno pubblicate oggi: per il prossimo anno prevede un rallentamento della crescita economica all’1,3% dal precedente 1,8%.
L’aumento dei prezzi dell’energia e le difficoltà di approvvigionamento rallentano la crescita in Svizzera e spingono l’inflazione ben al di sopra dell’obiettivo di stabilità della Banca nazionale svizzera (Bns) del 2%, scrive l’Ocse. Si prevede che l’inflazione si attesterà al 2,5% quest’anno e rallenterà all’1,8% l’anno prossimo. Tuttavia, se i problemi nelle catene di approvvigionamento globali persistono più a lungo, l’inflazione potrebbe aumentare più nettamente e l’attività economica potrebbe diminuire maggiormente.
Dopo che il Pil reale nel terzo trimestre 2021 è tornato al di sopra dei livelli pre-crisi coronavirus, da allora la crescita non è continuata allo stesso ritmo, osserva l’Ocse. La guerra in Ucraina porta a un indebolimento della domanda, che frenerà la crescita delle esportazioni e degli investimenti, avvertono gli economisti. Ma il mercato interno dovrebbe resistere, poiché "i consumi saranno sostenuti dal continuo miglioramento della situazione del mercato del lavoro e dal calo dell’elevato tasso di risparmio".
La Svizzera ha solo legami economici limitati con la Russia e l’Ucraina, osserva l’Ocse. Tuttavia, l’economia ha risentito dell’indebolimento dell’economia globale e dell’aumento dell’incertezza, che ha portato a un apprezzamento del franco.
Nel complesso, l’Ocse ritiene che la politica monetaria in Svizzera sia adeguata: le aspettative di inflazione a lungo termine non sono aumentate. Inoltre, il franco svizzero è sostenuto dagli afflussi derivanti dal suo status di "porto sicuro". Tuttavia, la Bns dovrebbe "monitorare attentamente" le prospettive di inflazione e, se necessario, avviare una normalizzazione dei tassi di interesse.