Svizzera

Boom in Svizzera di prenotazioni per viaggi, ma i prezzi salgono

‘Le prenotazioni stanno esplodendo come il tappo di una bottiglia di champagne’, afferma Martin Wittwer, presidente dalla Federazione svizzera di viaggi

(Keystone)
3 giugno 2022
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Lasciato alle spalle – almeno per il momento – il coronavirus, la voglia di vacanze degli svizzeri è tanta e gli operatori del ramo sprizzano fiducia da tutti i pori. "Le prenotazioni stanno esplodendo come il tappo di una bottiglia di champagne", afferma Martin Wittwer, presidente dalla Federazione svizzera di viaggi (FSV), l’associazione che riunisce le agenzie del settore.

"C’è un’enorme necessità di recupero", spiega Wittwer, eletto in novembre alla testa dalla FSV. "Dopo due anni di pandemia, le persone desiderano viaggiare e non sono dissuase dalla guerra in Ucraina".

Gli affari stanno andando molto bene anche nel confronto con il 2019 pre-Covid: il classico business delle ferie estive in spiaggia supera i livelli di quell’anno, già di punta. "La gente vuole tornare al Mediterraneo, soprattutto le famiglie con bambini piccoli", osserva Wittwer. E non si attende l’estate: gli aerei per Maiorca, Cipro o la Turchia sono già pieni. "Una domanda così forte l’industria dei viaggi in realtà non se l’aspettava".

Secondo l’esperto il conflitto nell’Est europeo non ha un’influenza diretta sul settore. "Le persone prenotano le loro vacanze malgrado la crisi e la tragica situazione in Ucraina". La guerra sta però facendo aumentare i prezzi del carburante, rendendo i voli più costosi.

La guerra ‘libera’ i posti letto occupati in genere dai russi

D’altra parte il conflitto ha avuto un impatto su quei Paesi che erano popolari tra i turisti russi. Cipro, Turchia o Egitto presentano ora una capacità di posti letto aggiuntiva, perché gli ospiti provenienti dal Paese di Vladimir Putin mancano negli hotel. Per questa ragione c’è ancora spazio per turisti estivi e gli svizzeri potrebbero trarne vantaggio, sostiene Wittwer.

Stando al presidente della FSV la situazione è invece diversa nelle destinazioni visitate principalmente da ospiti dell’Europa occidentale, come Maiorca: lì c’è una carenza di posti letto. Inoltre ci sarà anche penuria di auto a noleggio e di camper. Questo perché le capacità devono essere ricostituite dopo la crisi del coronavirus. Ecco perché i prezzi di vetture e autocaravan da noleggiare sono saliti alle stelle, non solo in Europa, ma anche e soprattutto negli Stati Uniti e in Canada.

"La mia raccomandazione è: prenotare subito, non aspettare", sottolinea Wittwer. "I prezzi non stanno certo scendendo", aggiunge il manager che in passato è stato a capo di TUI Svizzera. Per le vacanze estive stanno diminuendo anche la disponibilità e la scelta.

Pacchetti viaggio più cari

Viaggiare diventa intanto più costoso. Stando all’Ufficio federale di statistica (UST) in maggio i pacchetti vacanza all’estero sono diventati più cari del 6,8% rispetto ad aprile. E nel confronto con maggio 2021 la progressione è addirittura del 25%. I trasporti pubblici all’estero costano il 15% in più rispetto all’anno precedente. E pure gli automobilisti devono passare alla cassa: alla pompa del distributore la benzina è aumentata del 25%, il diesel del 30%.

Tutto questo si traduce in inflazione e diminuisce il potere d’acquisto delle persone. Secondo Wittwer, tuttavia, questo fenomeno non riguarda tanto la ricca Svizzera, quanto piuttosto Paesi come la Gran Bretagna o la Germania, dove il rincaro è più elevato. Gli abitanti della Confederazione non possono permettersi le vacanze? Al contrario, spiega lo specialista. "Gli svizzeri vogliono le vacanze: le persone si concedono ferie e viaggi di qualità leggermente superiore rispetto al 2019".

Secondo Wittwer il 2022 sarà peraltro un anno positivo anche per il turismo domestico, perché gli svizzeri hanno conosciuto il loro Paese negli ultimi due anni. Inoltre stanno tornando gli ospiti stranieri – anche loro hanno molto da recuperare – e questo compensa l’assenza dei turisti locali che quest’anno preferiscono andare al mare.

In generale nulla è cambiato in materia di popolarità delle destinazioni. "Le tendenze sono rimaste invariate", dice Wittwer. Tuttavia le classiche vacanze da spiaggia sulle rive del Mediterraneo stanno crescendo più fortemente rispetto ai viaggi individuali. "L’ignoto, il lontano ha ancora bisogno di tempo. E anche per le crociere non vediamo ancora il livello del 2019: le prenotazioni stanno riprendendo, ma soprattutto per il 2023 o 2024, meno per l’anno in corso". Al contrario, il turismo verso l’Europa orientale è in calo. Le agenzie specializzate in offerte in loco, come la ferrovia transiberiana, le crociere sul Mar Baltico o le vacanze nelle città, non stanno facendo buoni affari.

Secondo le stime del presidente della FSV nell’esercizio in corso l’industria turistica svizzera dovrebbe raggiungere in media circa il 90% del livello del 2019. "L’anno prossimo probabilmente torneremo al livello pre-Covid". Ma c’è sempre una grande incertezza: l’impatto della guerra e della pandemia sono difficili da valutare.

Serve personale formato e motivato

La sfida più grande per il settore è trovare di nuovo personale sufficiente per far fronte all’ondata di prenotazioni, dopo il salasso degli ultimi due anni. Questo è vero non solo in Svizzera, ma anche all’estero.

"Gli alberghi devono anche trovare personale formato e motivato", afferma Wittwer. È come nello sport. "Se non mi sono allenato per due anni ho problemi a rimettere in forma la mia azienda ora che gli affari stanno tornando". I dipendenti del ramo devono avere esperienza e sapere il fatto loro. E le aziende che non hanno lavorato sulla tecnologia negli ultimi due anni rischiano di avere problemi in futuro.

Comunque malgrado la pandemia non si è assistito a un’ondata di fallimenti tra le agenzie di viaggio. Ciò è dovuto anche al sostegno dello Stato con i prestiti Covid, alle indennità per i cosiddetti casi di rigore e al lavoro ridotto.

Non ci si aspettano bancarotte nemmeno se i crediti Covid dovranno essere rimborsati, è convinto Wittwer. Dopotutto sono state poche le imprese che hanno effettivamente fatto capo al denaro in questione. "Era una sicurezza per le aziende. Le piccole imprese sono riuscite a sopravvivere alla crisi grazie alla disoccupazione parziale e alle misure sul fronte dei costi", conclude l’esperto.

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