commercio al dettaglio

Princìpi e realtà, la Migros a un bivio

I 2,28 milioni di soci votano fino al 4 giugno sulla revoca del divieto di vendere alcolici. Analisi, contesto e reportage.

Un lungo e complesso ‘processo di decisione democratica’ si concluderà tra due settimane
(Keystone)
21 maggio 2022
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Un "processo di decisione democratica", in salsa federalista, come tradizione vuole in Svizzera. Ma anche – e non poteva essere altrimenti: in gioco prima che principi e identità vi sono lauti profitti – una campagna marketing in grande stile. Per tentare di convincere che alla fine, qualsiasi sia l’esito della storica votazione, tutti avranno "un ottimo motivo per brindare", per "gioire": naturalmente con una nuova birra Migros, alcolica (‘Oui’) per gli uni e analcolica (‘Non’) per gli altri. Salute, dunque!

I 2,28 milioni di socie e soci della Migros (104mila in Ticino) hanno ancora due settimane di tempo (fino al 4 giugno) per dire la loro: possono votare, via posta o nelle filiali, per mantenere o abolire il quasi centenario divieto – voluto dal fondatore Gottlieb Duttweiler – di vendere bevande alcoliche nei negozi e supermercati della loro cooperativa regionale. È l’atto finale di un complesso iter, avviato poco meno di un anno fa da cinque delegati Migros. I risultati saranno resi noto verso la metà di giugno. Dal 2023 le filiali, i ristoranti e i take away delle cooperative che dovessero aver accettato il cambiamento con una maggioranza dei due terzi, e solo questi, potranno mettere negli scaffali vino, birra e superalcolici; in tutti gli altri, il divieto resterà in vigore. Nei primi la clientela potrà trovare in particolare la birra ‘Oui’ (alcolica), nei secondi la variante analcolica (‘Non’) della stessa birra.

Chi ci perde, chi ci guadagna

Non è una partita ‘win-win’, dove nessuno ha da perderci. Checché ne dica la Federazione delle cooperative Migros (Fcm), alla fine qualcuno ci rimetterà. E qualcun altro ci guadagnerà. Per le persone dipendenti da alcol, o che lo sono state, fa una differenza enorme. "Alla Coop o al Denner evito certi angoli. Perché so che lì ci sono alcolici che potrebbero invogliarmi all’acquisto", ha raccontato al ‘Blick’ un 67enne ex alcolista. "La Migros è un’isola protetta", dice un 45enne astemio da pochi mesi in un reportage andato in onda su radio Rts. Medici specialisti in dipendenze, psicologi, organizzazioni per la tutela della salute (come le oltre 40 riunite in seno all’Alleanza per la salute in Svizzera) concordano: l’offerta crea la domanda, e la Migros resta una zona sicura di grande importanza per coloro che – affrancatisi dall’alcolismo, o tuttora dipendenti – tentano faticosamente di riconquistare la propria quotidianità.

Anche per la stessa Migros fa una bella differenza. Gli svizzeri bevono in media più di 50 litri di birra all’anno, 31,5 litri di vino e 3,8 litri di distillati. Per il gruppo, poter vendere alcolici anche nelle sue filiali (oltre che online, come già fa; o ad esempio alla Denner, di sua proprietà) sarebbe alquanto conveniente: il fatturato lieviterebbe di circa 900 milioni l’anno, secondo ‘Le Temps’; l’ex direttore finanziario della Fcm Mario Bonorand conta su una crescita addirittura di 1,5-2 miliardi se il divieto fosse revocato.

Accaparrarsi una fetta del lucrativo commercio di alcolici in Svizzera (oggi dominato da Coop e Denner): è soprattutto questo che stuzzica l’appetito ai piani alti della Fcm e nelle regioni. Tutte le amministrazioni delle 10 cooperative regionali, quasi tutti i consigli di cooperativa regionali, così come l’amministrazione della stessa Fcm, si sono espressi a favore del cambiamento. La fronda interna è capitanata dall’ex direttore di Migros Herbert Bolliger e dall’ex capo-lobbista del gigante arancione Martin Schläpfer: assieme ad altri ex quadri, pensionati e no, hanno fondato il ‘Gruppo per i valori-M’. Secondo la ‘SonntagsZeitung’, Bolliger sarebbe stato tacciato di "traditore" a causa della sua battaglia per ‘salvare l’anima’ del marchio che ha diretto dal 2005 al 2017 (quando, detto en passant, si attirò l’accusa di traditore per ragioni opposte, dopo che Migros acquistò Denner, facendone la sua punta di diamante nella partita giocata con Coop sul mercato della vendita di alcolici…).

Pro e contro

Tutela della salute, sete di profitti: non sono le uniche argomentazioni addotte da contrari e favorevoli alla revoca del divieto. La questione scalda gli animi, dentro e fuori la Migros. Per i partigiani dello statu quo, si tratta di una questione di identità: molti si identificano con la Migros proprio perché non vende alcolici; intaccarne i valori fondanti – rimettere in discussione la volontà di ‘Dutti’ – sarebbe "mortale per la fiducia dei clienti" (Bolliger). Migros, per giunta, vende già alcolici al di fuori delle proprie filiali; estendendo l’offerta, si rischia di cannibalizzare in particolare Denner e di dover ridurre l’assortimento, oltretutto senza alcun guadagno di immagine in cambio.

I fautori della ‘rivoluzione’ controbattono: i tempi sono cambiati; lo stesso Duttweiler lo aveva ammesso già nel 1948, aprendo alla vendita di vino. Oggi ai loro occhi il divieto appare come "una paternalistica tutela della clientela", si legge sul sito web della Migros. È anche una questione di credibilità: "l’ipocrisia" di Migros, che non ha alcolici sugli scaffali dei suoi negozi ma li vende direttamente online e indirettamente grazie a Denner e Migrolino, non contribuisce certo a preservare la sua reputazione. Anziché aggrapparsi al "mito", sarebbe "più onesto" e "più credibile" abolire il divieto e "adattare i nostri statuti alla realtà", dichiara in un’intervista pubblicata sul sito della Migros Renata Georg, tra i cinque delegati che hanno avviato il dibattito. E poi la clientela preferisce acquistare tutto in un unico luogo, senza doversi recare altrove per procurarsi birra, vino o distillati.

Non è facile fare pronostici. Un sondaggio indica che una maggioranza degli svizzeri (non dei soci Migros, però) sarebbe contraria alla revoca del divieto. L’asticella però è posta in alto: raggiungere la maggioranza dei due terzi sarà tutt’altro che agevole. "Migros rischia uno scenario a macchia di leopardo", avverte il ‘Tages-Anzeiger’: alcune cooperative regionali potrebbero dire sì, altre no. "La Migros diventerebbe più complessa e più confusa", secondo Bolliger. Comunque non tanto – crediamo – da far rigirare Duttweiler nella tomba, come ha scritto il ‘Tagi’. O da impedire al ‘mitico’ Dutti di accomodarsi meglio nel suo sepolcro per gustarsi un buon bicchiere di vino. In ogni caso, Prost! Salute!

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