Una mozione al Nazionale con ampio sostegno chiede che la Confederazione riveli, fra l’altro, quanti ‘visti d’oro’ sono stati concessi a oligarchi russi
Le polemiche su presunti "aiuti" della Svizzera verso gli oligarchi russi vicini al presidente Vladimir Putin, riguardo soprattutto al ruolo di depositaria dei loro ingenti patrimoni, dopo le affermazioni della Commissione Helsinki del Congresso Usa, approdano a Palazzo federale. Nonostante la veemente reazione del Consiglio federale, con il responsabile del Dfae Ignazio Cassis che in una conversazione telefonica con il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha definito "inaccettabili" le insinuazioni e chiesto una rettifica, alcuni parlamentari chiedono ora di avere delle risposte in merito dal Governo. Lo riporta oggi il Blick.
La mozione presentata dalla consigliera nazionale socialista sangallese Claudia Friedl di San Gallo, e sottoscritta da un buon numero di consiglieri nazionali, fra cui Mattea Meyer, co-presidente del Ps, Tiana Angelina Moser, capogruppo dei Verdi, e Gerhard Pfister, presidente del Centro, chiede che il Consiglio federale indaghi sulle accuse mosse alla Confederazione.
I firmatari, in particolare, chiedono che ruolo ha la Svizzera nel commercio delle materie prime russe, quanto è importante il suo ruolo di rifugio dell’entourage di Putin e quanti sono i "visti d’oro" rilasciati a facoltosi cittadini russi negli ultimi 20 anni.
"La neutralità non inizia solo quando ci sono i carri armati al confine", ha dichiarato la consigliera nazionale Claudia Friedl, criticando la mancanza di trasparenza della Svizzera in molti settori. Per i firmatari della mozione, è dunque importante che la Confederazione chiarisca il proprio ruolo effettivo nel finanziare, e dunque mantenere al potere Vladimir Putin e il suo entourage. Per Claudia Friedl la Confederazione dovrebbe essere costretta a fare un lavoro sistematico anche se "non è pronta" per farlo. L’ampio sostegno alla mozione rende probabile che essa venga accolta.