Svizzera

Libertà di stampa, Svizzera fuori dalla ‘top-ten’

Nella graduatoria stilata da Reporter senza frontiere il nostro Paese scivola dalla decima alla quattordicesima posizione

Libertà di stampa ‘piuttosto buona’ nel nostro Paese
(Ti-Press)
3 maggio 2022
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Svizzera fuori dalla ‘top-ten’ della graduatoria internazionale in fatto di libertà di stampa. Cambiamenti metodologici, ma anche aspetti economici e legislativi costano al nostro Paese la perdita di quattro posizioni nella classifica 2022 stilata da Reporter senza frontiere (Rsf), dove ora occupa la quattordicesima posizione.

Dopo essere stata tra le prime dieci in classifica dal 2016, con questo 14esimo posto (su 180) la Svizzera figura tra i Paesi in cui la situazione della libertà di stampa è considerata ‘piuttosto buona’. Nel complesso, annota Rsf nel suo rapporto annuale, la Confederazione rimane un Paese sicuro per i giornalisti, dove l’ambiente politico rimane favorevole.

Il paesaggio mediatico resta tuttavia esposto a vari sviluppi economici, come l’inesorabile riduzione della diversità delle testate e la diminuzione delle entrate. Il pacchetto di aiuto ai media respinto in votazione il 13 febbraio lascia la situazione irrisolta, osserva Rsf, che chiede alle autorità di prendere in mano il dossier.

Lacune legislative

Per Rsf, il quadro legislativo presenta varie lacune. Il moltiplicarsi di provvedimenti provvisionali richiesti, e spesso ottenuti, contro i media dimostra che la Svizzera non è al riparo dalle cosiddette procedure ‘museruola’.

Un inasprimento di tali misure, approvate dal Consiglio degli Stati l’anno scorso e da una commissione del Nazionale all’inizio dell’anno, ‘manda un segnale sbagliato’. Il caso degli ‘Suisse Secrets’ ha messo in luce le minacce che fanno pesare sulla libertà d’informazione le disposizioni penali in materia di segreto bancario.

Nel contesto della crisi sanitaria del coronavirus, il 2021 è stato anche segnato da un brusco aumento delle aggressioni verbali e persino fisiche contro rappresentanti dei media, in particolare ai margini delle manifestazioni di oppositori alle misure sanitarie. La loro portata ha sorpreso persino gli stessi professionisti dell’informazione.

In occasione della ventesima edizione della sua classifica mondiale, l’organizzazione ha modificato la sua metodologia, che ora tiene conto di cinque nuovi indicatori: contesti politico, legale, economico, socio-culturale e di sicurezza. Il confronto tra le classifiche del 2021 e 2022 deve quindi essere considerato con cautela, spiega Rsf. Questa nuova metodologia ha avuto un impatto sulla graduatoria della Svizzera.

Paesi scandinavi sempre in testa

Un numero record di 28 Paesi sono in una situazione considerata ‘molto grave’: dodici Paesi, tra cui la Bielorussia (153esima) e la Russia (155esima) sono entrati a far parte della ‘lista rossa’ della classifica. Tra i Paesi più repressivi per la stampa figurano anche la Cina (175esima), la Birmania (176esima), il Turkmenistan (177esimo), l’Iran (178esimo) e l’Eritrea (179esima). Ultima in classifica è la Corea del Nord (180esima).

Sul podio invece la Norvegia, che si piazza al primo posto, seguita nell’ordine dalla Danimarca e dalla Svezia: i tre Paesi nordici rimangono il modello democratico dove prospera maggiormente la libertà d’espressione.

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