Lo ha stabilito il Tribunale amministrativo federale, per il quale il segreto commerciale prevale sulla richiesta di maggior trasparenza
San Gallo – Le quattro raffinerie d’oro in Svizzera non sono tenute a rivelare l’origine del loro metallo prezioso. Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha dato più peso al segreto commerciale che alla richiesta di maggiore trasparenza avanzata dalla Società svizzera per i popoli minacciati (SPM, Gesellschaft für bedrohte Völker GfbV).
Quest’ultima aveva chiesto all’Amministrazione federale delle dogane (AFD) di pubblicare i nomi dei fornitori d’oro delle quattro maggiori raffinerie svizzere per il periodo 2014-2017. L’ONG ha invocato la legge federale sul principio della trasparenza nel governo, in vigore dal 2004. L’organizzazione ha anche citato l’interesse pubblico prevalente di sapere se l’oro importato è estratto in modo rispettoso per la forza lavoro del settore e per l’ambiente.
In una sentenza pubblicata oggi, il TAF ha dato ragione ai raffinatori, ritenendo che l’amministrazione delle dogane non ha preso una decisione conforme alla legge: l’informazione richiesta fa parte della sfera privata degli importatori d’oro, che hanno un interesse privato alla segretezza degno di tutela. Inoltre, la questione in oggetto è coperta dal segreto fiscale, che costituisce una protezione assoluta e ha la priorità sul principio di trasparenza.
La sentenza del TAF non è ancora giuridicamente vincolante perché può ancora essere impugnata davanti al Tribunale federale (TF). La Società svizzera per i popoli minacciati "considererà seriamente" un appello, ha detto il co-direttore generale Christoph Wiedmer all’agenzia di stampa Keystone-ATS.
La Svizzera è lo snodo più importante nel commercio internazionale dell’oro: due terzi del metallo prezioso mondiale vengono raffinati e lavorati qui. Da dove viene l’oro e in quali circostanze è stato estratto non è sempre chiaro. Il Consiglio federale si affida a misure volontarie da parte dell’industria per una maggiore trasparenza. Il governo ammette che le statistiche di importazione ed esportazione attualmente disponibili non permettono una chiara determinazione dell’origine dell’oro o del suo processo di produzione.