Svizzera

Festa della donna: ‘No alla guerra e alla pensione a 65 anni’

Il conflitto in Ucraina ha dominato anche le rivendicazioni dell’8 marzo, come anche il tema d’attualità nazionale: l’innalzamento dell’età pensionabile

Le manifestanti oggi a Bellinzona
(Ti-Press)
8 marzo 2022
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La guerra in Ucraina è entrata in forza anche nelle rivendicazioni espresse in occasione della Giornata Internazionale della Donna, che si celebra oggi. Durante la mobilitazione odierna, oltre alle richieste di una maggiore parità e migliori rendite di vecchiaia, sono stati lanciati anche appelli a fermare il conflitto.

Oggi si sono svolte manifestazioni e azioni in tutto il Paese, indette da organizzazioni femministe e sindacati. Prima della pandemia, il 14 giugno 2019, più di mezzo milione di donne sono scese in piazza in Svizzera per partecipare al secondo sciopero femminista.

"La guerra sta arrivando alle nostre porte, con le terribili conseguenze che avrà per tutta la popolazione civile in Ucraina e, come in tutte le guerre, ancora di più per le donne, le minoranze di genere e i bambini", si legge in un comunicato dello Sciopero femminista.

Femministe contro la guerra

Anche la rete ticinese "Nate il 14 giugno" e il collettivo "Io l’8 ogni giorno" hanno organizzato azioni di solidarietà con le attiviste del gruppo russo "Resistenza femminista contro la guerra" che chiede alle femministe di tutto il mondo di opporsi all’occupazione militare dell’Ucraina. "Guerra significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza e mancanza di futuro. Tutto ciò è inconciliabile con i valori e gli obiettivi essenziali del movimento femminista. La guerra intensifica la disuguaglianza di genere e mette un freno per molti anni alle conquiste per i diritti umani", affermano le femministe russe.

"Le donne e le minoranze di genere che fuggono dai loro Paesi a causa della violenza legata alla loro identità di genere subiscono ulteriori violenze sulla strada dell’esilio che all’arrivo in Europa non sono riconosciute come motivo di asilo", aggiunge Sciopero femminista. L’Ufficio svizzero dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati (UNHCR), dal canto suo, ha annunciato che organizzerà nuove tavole rotonde dedicate alle violenze sessuali subite dalle rifugiate. Le donne, che rappresentano la maggioranza dei rifugiati nel mondo, "corrono un rischio accresciuto di violenza legata al genere in situazioni di spostamento di massa, sono più vulnerabili ai rischi di sfruttamento e di abuso, compresa la tratta di essere umani", spiega un comunicato

No all’innalzamento dell’età pensionabile

Altro argomento ricorrente di questa giornata è stato l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, contro il quale è stato lanciato un referendum. "In Svizzera il diritto all’uguaglianza tra donne e uomini è sancito dalla Costituzione federale dal 1981, ma la parità salariale non è ancora garantita. Ora vogliono costringerci a subire una nuova riforma dell’AVS che ridurrà le pensioni delle donne e le farà lavorare un anno in più", sottolinea lo Sciopero femminista.

"Bisogna aumentare le pensioni delle donne, non l’età pensionabile!", ha ribadito l’Unione sindacale svizzera (USS). Le rendite delle donne sono in media di un terzo più basse di quelle degli uomini, e quasi l’11% deve richiedere le prestazioni complementari quando va in pensione, ma il Parlamento federale intende penalizzarle ulteriormente, afferma l’USS ricordando il grande successo riscosso dal referendum contro AVS 21, che ha raccolto oltre 100’000 firme in soli 50 giorni.

Iniziativa per gli asili nido

I sindacati sono attivamente coinvolti anche nell’iniziativa per la cura dei bambini, lanciata oggi da un’ampia rete di organizzazioni. La proposta "mira a garantire un’offerta sufficiente e adeguata ai bisogni in materia di custodia istituzionale di bambini complementare alla famiglia".

Oltre agli asili nido e ai centri diurni, l’iniziativa ha come obiettivo di rendere l’intera gamma di servizi extrafamiliari e parascolastici per l’infanzia accessibili e convenienti per le famiglie. Le spese non dovrebbero superare il 10% del reddito dei genitori e i prezzi dovrebbero essere proporzionali alle loro entrate. Il testo chiede pure una retribuzione adeguata e migliori condizioni di lavoro per il personale. Disporre di "posti sufficienti per la cura dei bambini è una delle condizioni per l’uguaglianza" tra uomini e donne, ha detto la consigliera nazionale Valérie Piller Carrard (PS/FR). "Questo contribuisce a una migliore conciliazione della vita familiare e professionale".

Un ombudsman per la parità

Travail.Suisse, attraverso uno mozione presentata dalla vicepresidente e consigliera nazionale Léonore Porchet (Verdi/VD), chiede la creazione di un mediatore per l’uguaglianza per ovviare alla difficoltà di accesso ai tribunali nelle controversie riguardanti la legge sulla parità. Un rapporto di valutazione sull’efficacia della legge, commissionato dall’Ufficio Federale di Giustizia, concludeva già nel 2005 che uno dei principali problemi nell’attuazione della norma è la paura delle persone discriminate, che le induce a non denunciare.

L’Ombudsman per la parità dovrebbe avere poteri investigativi, il diritto di intervenire e avviare procedimenti legali rappresentando le vittime di discriminazione, così come un diritto di denuncia.

Diritto all’aborto

La Gioventù socialista (Giso) ha preso infine posizione in difesa del diritto all’aborto, sempre più nel mirino degli ambienti conservatori. In Svizzera, quasi una donna su cinque abortisce nel corso della sua vita. La Giso chiede quindi che sia garantita la libertà di scelta, un’estensione del limite di tempo per l’intervento da 12 a 14 settimane e la contraccezione gratuita. Vuole inoltre che si cambi la definizione di aborto nel Codice penale svizzero per riconoscere il diritto incondizionato a disporre del proprio corpo.

Manifestazioni

Nel tardo pomeriggio a Berna oltre mille persone, rispondendo all’appello del collettivo di Sciopero femminista, hanno manifestato "contro la violenza sistematica del patriarcato, del capitalismo, del razzismo, delle frontiere e degli Stati". Tra le rivendicazioni, un accesso più facile per le donne migranti al mercato del lavoro. Inoltre, i manifestanti volevano inviare un segnale di solidarietà con le persone nelle zone di guerra.

A Losanna, dove - con il motto "Abbattiamo il muro delle disuguaglianze" - circa 2000 persone hanno partecipato a un’azione simbolica del sindacato Unia.

Il collettivo di Sciopero femminista di Vaud ha invitato a sfilare in corteo attraverso le strade losannesi.

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