Svizzera

Asilanti respinti, niente eccezioni per la formazione

Respinta (per due voti) una mozione che avrebbe permesso di completare il tirocinio ai richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta

Marina Carobbio Guscetti
(Keystone)
7 marzo 2022
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Con due soli voti di scarto (22 a 20), il Consiglio degli Stati ha bocciato una mozione che avrebbe concesso ai richiedenti asilo, la cui domanda è stata respinta, di completare la loro formazione professionale. Per la maggioranza del plenum, una simile disposizione avrebbe leso la credibilità della politica elvetica in materia. Il dossier è archiviato.

Il Consiglio nazionale aveva adottato la mozione di Jürg Grossen (Pvl/Be) lo scorso settembre con 118 voti a 71 e 3 astenuti. Stando al testo della mozione, sostenuto oggi in aula dal campo rosso-verde e anche da esponenti del Centro, i giovani che seguono un apprendistato devono interrompere la loro formazione se la loro domanda di asilo è stata respinta. Ma alcuni non possono tornare nei loro Paesi d’origine e sono costretti a vivere dell’assistenza sociale invece di potersi mantenere da soli. «Una situazione assurda», ha dichiarato in aula Carlo Sommaruga (Ps/Ge), il quale ha detto di conoscere almeno una decina di casi del genere solo nel suo cantone.

Per Marina Carobbio Guscetti (Ps/Ti), «il lavoro è un potente mezzo di socializzazione e integrazione per i giovani richiedenti asilo, sovente costretti a rimanere in Svizzera per anni perché la situazione di insicurezza nei loro Paesi di provenienza ne impedisce l’allontanamento». Tanto Carobbio quanto Hans Stöckli (Ps/Be), come pure Charles Julliard (Centro/Ju) hanno fatto notare che molti datori di lavoro sarebbero favorevoli a questa soluzione, tanto più che in Svizzera manca personale qualificato.

Tra l’altro, Julliard ha sottolineato che in caso di partenza forzata, la persona che ha completato una formazione in Svizzera potrà metterla a frutto nel Paese di origine: si tratterebbe insomma di un contributo all’aiuto allo sviluppo della Confederazione ai Paesi con cui collabora in quest’ambito.

Nel suo intervento, la ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter ha sottolineato che il limite di tempo per il rimpatrio può già oggi essere esteso di un anno se la persona ha quasi completato la sua formazione. Al momento, in Svizzera vi sono pochi esempi del genere, poco più di un centinaio, che vengono esaminati caso per caso.

La consigliera federale ha poi fatto notare che, dall’entrata in vigore della nuova legge sull’asilo, approvata dal popolo, le procedure di esame durano 140 giorni, al termine dei quali si ottiene una risposta. In questo lasso di tempo è difficile che un giovane trovi un tirocinio. Insomma, è la credibilità della politica elvetica in materia che viene meno con questa mozione.

Oltre a ciò, poi, se adottata, tale mozione creerebbe una disparità di trattamento tra chi ha inoltrato domanda di asilo e deve andarsene e quei soggetti che devono lasciare il Paese senza aver depositato alcuna richiesta.

Philippe Bauer (Plr/Ne) ha rincarato, affermando che la mozione non ingloba solo i giovani richiedenti asilo, magari giunti in Svizzera da soli, ma tutti i richiedenti senza distinzione. «Si tratta di un atto parlamentare troppo ampio che erode il diritto d’asilo in vigore e, quindi, che va respinto».

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