Il Consiglio degli Stati, ancora una volta, decide la non entrata nel merito sul progetto di legge elaborato ‘obtorto collo’ dal Consiglio federale
Dopo numerose discussioni, rapporti e contro rapporti, l’idea di porre un tetto massimo – un milione di franchi – ai salari dei manager attivi nelle aziende parastatali come le Ffs, La Posta o Ruag è definitivamente archiviata. Per la seconda volta, nonostante la chiara volontà del Nazionale di regolare questo problema, il Consiglio degli Stati ha respinto oggi (27 voti a 13) l’entrata nel merito su un progetto scaturito da un’iniziativa parlamentare dell’ex deputata Susanne Leutenegger Oberholzer (Ps/Bl).
Il progetto di legge si concentra sui manager di sette aziende legate alla Confederazione: Ffs, La Posta, Ruag, Suva, Swisscom, Skyguide e Ssr. I loro dirigenti e membri del consiglio di amministrazione non dovrebbero guadagnare più di un consigliere federale. Ma per la maggioranza del plenum, il progetto in discussione – elaborato ‘obtorto collo’ dal Consiglio federale perché obbligato dallo stesso parlamento che aveva accolto l’iniziativa inoltrata nel 2016, malgrado si sia sempre detto contrario – considera che l’obiettivo di limitare le remunerazioni sia stato nel frattempo raggiunto.
L’idea di evitare eccessi salariali, insomma, non avrebbe più senso, come ha ricordato il consigliere federale Ueli Maurer. Nel suo intervento, il ministro delle finanze ha fatto presente che dal 2016 ne è passata di acqua sotto i ponti e, nonostante gli sforzi e le modifiche apportate al disegno di legge governativo, finora nessun progetto è riuscito a coagulare attorno a sé un consenso sufficiente.
Il fatto, secondo il ministro Udc – che ha chiesto la non entrata nel merito – è che non siamo contrari al principio in sé, bensì al fatto di iscrivere per legge un tetto massimo. «Sappiamo che il tema è delicato e quindi, nel frattempo, abbiamo adottato dei correttivi affinché i salari dei manager delle ex regie federali rimangano entro certi limiti: praticamente nessuno più percepisce oltre il milione di franchi, ossia la somma destinata a un consigliere federale». Maurer ha poi fatto presente l’impossibilità di porre un tetto al salario dei manager di Swisscom, ex regia ormai privatizzata e quotata in borsa.
Per la maggioranza dei ‘senatori’, inoltre, la soluzione proposta è eccessivamente indifferenziata. Se si dovesse proprio stabilire un tetto massimo, occorrerebbe fissare diversi limiti di retribuzione corrispondenti alle differenti condizioni delle aziende. Si tratta di un compito complesso che non compete tuttavia al legislatore, come ha ricordato anche Stefan Engler (Centro/Gr), che ha invitato a tenere conto della separazione dei poteri. Oltre a ciò, anche in base agli sviluppi dinamici all’interno delle aziende, il Consiglio federale deve disporre di un certo margine d’azione nel determinare gli stipendi.
Una minoranza, anche se senza troppa convinzione, ha perorato l’entrata nel merito allo scopo di rispondere al disagio manifestato dalla popolazione verso gli eccessi salariali. Thomas Minder (Indipendente-Udc/Sh), già all’origine dell’iniziativa contro le retribuzioni abusive nel settore privato, si è detto scioccato che certi manager possano guadagnare somme importanti che si avvicinano al milione – Minder ha fatto l’esempio della Suva – pur non avendo di gran lunga le stesse responsabilità di un ministro.
A suo avviso, l’argomento del governo secondo cui sarebbe difficile trovare manager bravi se vengono offerte remunerazioni non in linea col mercato non regge. Per il ‘senatore’ sciaffusano, un manager delle ex regie dovrebbe accontentarsi di un salario simile a quello corrisposto a un Segretario di stato, ossia 380 mila franchi l’anno circa. Somme superiori sono a suo dire eccessive e inaccettabili, specie agli occhi del contribuente.
Per Minder, tenuto conto di queste somme, vi sarebbero sul mercato un numero sufficiente di persone considerate idonee a guidare un’azienda parastatale, che gode per di più sovente di una garanzia statale ed è protetta dalla concorrenza.
In prima lettura, nel marzo 2021, la modifica della Legge sul personale federale era stata approvata dal Consiglio nazionale con 139 voti a 44 e 4 astensioni. Dopo la prima non entrata nel merito degli Stati nel settembre scorso, la camera del popolo aveva ribadito la propria volontà di legiferare in materia in dicembre, approvando nuovamente per ragioni formali l’entrata in materia. Oggi gli Stati hanno preferito porre fine all’esperimento, rifiutandosi di affrontare nei particolari il progetto uscito dalle discussioni del Nazionale.
La revisione fissa a un milione di franchi la rimunerazione annua massima che può essere versata ai quadri di grado più elevato o ai membri dei consigli d’amministrazione di sette grandi aziende della Confederazione, ossia Ffs, Ruag, Skyguide, Suva, Ssr, La Posta e anche Swisscom, benché quest’ultima azienda sia quotata in Borsa. Rispetto al progetto governativo, il Nazionale ha deciso di includere nella regolamentazione le altre imprese della Confederazione come Swissmedic o i Politecnici federali.
Circa le altre aziende e stabilimenti della Confederazione, la definizione dell’importo avrebbe dovuto essere di competenza del Consiglio federale. A ciò si aggiunge anche il divieto di versare indennità di partenza previsto nel progetto.
Un consigliere federale percepisce circa 445 mila franchi lordi all’anno, a cui si aggiunge una somma forfettaria di 30 mila franchi. Aggiungendo la rendita di previdenza e altre prestazioni, si arriva a uno stipendio di circa un milione all’anno.