Svizzera

L’adattamento al cambiamento climatico deve iniziare da ora

Lo sottolinea il rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc). Il reinsediamento potrebbe diventare inevitabile anche in Svizzera

(Keystone)
28 febbraio 2022
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Il cambiamento climatico porterà a nuove misure e necessari adattamenti anche in Svizzera. Ne è convinto Christian Huggel, professore di geografia all’università di Zurigo e uno dei principali autori del rapporto, pubblicato oggi, del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC).

Circa 270 ricercatori di tutto il mondo, tra cui sei svizzeri, hanno esaminato più di 34.000 pubblicazioni scientifiche. Hanno elaborato le conseguenze del cambiamento climatico per gli esseri umani e la natura, identificando gli adattamenti necessari per consentire una vita degna di essere vissuta sul nostro pianeta in futuro. La pubblicazione "Cambiamento climatico 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità" è la seconda parte del VI rapporto dell’IPCC che sarà completato entro quest’anno.

Gli esperti ritengono che la frequenza e la gravità degli eventi meteorologici estremi come le ondate di calore, le forti precipitazioni e la siccità siano destinate ad aumentare, anche in Svizzera.

Huggel, in un’intervista all’agenzia Keystone-ATS, ha spiegato che la svolta climatica non può più essere rinviata: "Nei prossimi dieci anni dovremo investire massicciamente se vogliamo evitare gravi danni", ha detto l’esperto, affermando che sia la Svizzera, sia il mondo intero sono in ritardo. "Se agissimo ora, risparmieremmo miliardi", mentre gli aggiustamenti retroattivi sarebbero molto più costosi, ha aggiunto.

Tra le misure citate dal professore zurighese per ridurre gli effetti delle ondate di calore nella Confederazione c’è il modo in cui le città e le infrastrutture sono pianificate e costruite, ad esempio tramite una maggior vegetalizzazione e più aree verdi.

Ma il reinsediamento, ha sottolineato, può anche diventare inevitabile in futuro a causa dell’aumento dei pericoli naturali in singoli luoghi nelle regioni di montagna, come è già stato discusso per Guttannen (BE), oppure per i villaggi di Brienz/Brinzauls e Bondo, entrambi nei Grigioni. Inoltre, con lo scioglimento dei ghiacciai sono necessari investimenti nella gestione sostenibile dell’acqua, in particolare in Vallese.

Secondo Thomas Bernauer del Politecnico federale di Zurigo (ETH), anch’esso uno degli autori principali del rapporto, le nuove infrastrutture non sono sufficienti, e la tecnologia da sola non risolverà il problema. L’adattamento al clima è "un compito per la società nel suo insieme, in cui le istituzioni politiche e sociali e l’impegno di tutti noi giocano un ruolo centrale", ha scritto il politologo in un post sul blog dell’ateneo.

In futuro anche la Svizzera potrebbe essere minacciata dall’abbandono di alpi e fattorie, ha spiegato la co-autrice Veruska Muccione dell’Università di Zurigo in una conferenza stampa dell’Accademia svizzera di scienze naturali (SCNAT). Ciò avrebbe un impatto negativo sui redditi agricoli, sul turismo e sui valori culturali ed estetici.

Attivisti per il clima chiedono misure

Le reazioni al rapporto non si sono fatte attendere: Greenpeace Svizzera, Swissaid e altre numerose organizzazioni - soprattutto ambientali - chiedono al Parlamento e al Consiglio federale di agire, con misure concrete e coordinate a più livelli. Tra queste, l’abbandono delle energie fossili e una revisione della legge sul CO2 per arrivare all’obiettivo delle zero emissioni entro il 2040.

L’organizzazione di aiuto allo sviluppo Helvetas sottolinea che le conseguenze a breve termine del riscaldamento globale "colpiscono in modo sproporzionato le persone più vulnerabili e più deboli". Invita inoltre i governi a "intraprendere azioni più ambiziose, multisettoriali e coordinate a livello globale".

"Di quanti altri rapporti hai bisogno?", chiede provocatoriamente al Consiglio federale il movimento elvetico Sciopero per il clima, denunciando l’inazione del governo e auspicando una "giustizia climatica".

Il Club Alpino Svizzero (CAS), dal canto suo, si dice fortemente interessato dagli effetti del cambiamento climatico nelle regioni di montagna. L’organizzazione è consapevole di contribuire in parte - in maniera negativa - al cambiamento climatico attraverso le sue attività, perciò il Comitato Centrale ha adottato una strategia che ha il chiaro obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 dell’intera associazione a un livello netto zero dal 2022 al 2040.

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