Svizzera

Frontalieri e telelavoro, il futuro post-pandemia è incerto

La fine degli accordi speciali creerà problemi in termini fiscali e legali alle aziende svizzere e ai loro dipendenti che lavorano dal Paese di residenza

(Keystone)
11 febbraio 2022
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Con la fine della situazione pandemica, i datori di lavoro svizzeri che continueranno a impiegare lavoratori frontalieri in telelavoro dal proprio domicilio Oltreconfine anche dopo la fine dell’emergenza Covid potrebbero trovarsi in una situazione di illegalità. Lo spiega oggi il portale Watson.ch. Ciò è dovuto al fatto che con il ritorno alla normalità, nei prossimi mesi verranno verosimilmente meno gli accordi con i Paesi confinanti che permettono ai frontalieri in telelavoro di essere trattati, a livello di assicurazioni sociali e imposizione fiscale, come se lavorassero in Svizzera. Ciò comporterà, dunque, il ritorno ai regimi ordinari nei vari Stati.

Datori di lavoro a rischio di violare la legge svizzera o francese

In particolare, a complicarsi è la situazione con la Francia, come spiega a Watson Marco Taddei, responsabile del settore internazionale presso l’Unione svizzera degli imprenditori (Usi). In Francia dal 2019 è in vigore una nuova legge fiscale, il cui varo in tempi pre-pandemia non aveva avuto un impatto sostanziale per la Svizzera: adesso, invece, la situazione è mutata e tale legge dispiegherà i suoi effetti quando verranno meno le regole speciali sul telelavoro, con importanti ripercussioni per i Cantoni che non hanno stipulato ancora nessun accordo per regolare la materia.

Ad esempio un datore di lavoro del Canton Ginevra (nel quale sono impiegati attualmente oltre 92’000 frontalieri), per impiegare un dipendente in telelavoro dal proprio domicilio in Francia dovrà, secondo la legge francese, nominare un rappresentante fiscale in Francia. Il problema è che proprio quest’ultimo atto è vietato secondo la legge svizzera: in sostanza, il datore di lavoro si troverebbe a violare o la legge francese o quella della Confederazione. Stessa situazione per quanto riguarda Friburgo e Argovia, mentre Basilea Città ha stipulato un accordo che esenta dalla nomina di un rappresentante fiscale in Francia se il telelavoro si limita a un 20%, ovvero un giorno di lavoro a settimana.

Limitare il telelavoro al 20%

Analoghi problemi potrebbero sorgere, verosimilmente da questa estate, per quanto riguarda la Germania e l’Austria: i frontalieri residenti in questi Paesi, infatti, potrebbero essere tenuti a versare i contributi sociali in patria anziché in Svizzera se sono impiegati in telelavoro per più del 25% del tempo di lavoro totale: questo si ripercuoterà sulle assicurazioni sociali, come la pensione e l’assicurazione contro gli infortuni. In termini pratici ciò si tradurrà in un aumento delle trattenute sul salario.

La Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI) ha confermato che “sono in corso discussioni con la Francia”, ma nulla al momento è stato deciso. In attesa di una regolamentazione della materia, le associazioni patronali raccomandano alle aziende di limitare al 20-25% il telelavoro dei propri dipendenti frontalieri.

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