Svizzera

Sgombero collina Mormont, solo pene pecuniarie per gli attivisti

L’accusa chiedeva la detenzione, i giudici hanno deciso altrimenti: cadono i principali capi d’imputazione, gli ‘zadisti’ se la cavano a buon prezzo

Uno dei difensori spiega la sentenza ai sostenitori degli imputati
(Keystone)
24 gennaio 2022
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Losanna – Prime sentenze nei processi che hanno visto imputati gli attivisti della collina di Mormont (VD), che un anno fa avevano protestato contro l’espansione di una cava appartenente a Holcim. Il Tribunale distrettuale di La Côte ha pronunciato oggi sei pene pecuniarie sospese e una assoluzione. Il Ministero pubblico chiedeva pene detentive.

I cosiddetti “zadisti” - ossia gli occupanti della ZAD (zone à défendre, zona da difendere), sfollati a fine marzo 2021 dalla polizia - erano accusati di violazione di domicilio, impedimento di atti dell’autorità e disobbedienza a decisioni dell’autorità. Alcuni dovevano anche rispondere di violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari.

Denuncia ritirata

Nei vari decreti d’accusa emessi poco dopo l’evacuazione della collina, il Ministero pubblico vodese rimproverava agli attivisti di aver occupato abusivamente il sito, di proprietà del produttore di cemento Holcim, e di aver resistito alle forze dell’ordine durante il loro intervento. Contro i decreti d’accusa, che prevedevano anche pene detentive da due a sei mesi a seconda dei casi, gli “zadisti” hanno inoltrato ricorso.

Il collettivo di avvocati formatosi a difesa degli attivisti ha in particolare criticato la severità delle sanzioni previste dal Ministero pubblico. Soprattutto considerato che Holcim ha ritirato la denuncia.

Questo punto è stato sollevato anche dai giudici del tribunale che hanno scartato il reato di violazione di domicilio proprio perché la multinazionale del cemento ha ritirato la denuncia. Anche il reato di disobbedienza a decisioni dell’autorità non è stato preso in considerazione.

Ostacolato il lavoro della polizia

La maggioranza degli “zadisti” è stata così riconosciuta colpevole di impedimento di atti dell’autorità. Il tribunale ha ritenuto che gli attivisti avevano ostacolato il lavoro della polizia durante l’evacuazione del sito, ad esempio aggrappandosi a una corda o rifugiandosi sul tetto di un vecchio edificio.

Da notare che in apertura di processo il tribunale ha dovuto esprimersi sulla legittimità del diritto da parte degli imputati di opporsi contro il decreto d’accusa visto che questi si erano inizialmente rifiutati di rivelare le loro identità. Uno dei giudici, Daniel Stoll, ha spiegato di aver concesso questa possibilità “in via eccezionale, data la situazione senza precedenti” di questa prima ZAD svizzera.

Contro gli attivisti condannati oggi sono così state inflitte cinque aliquote giornaliere sospese. Il Ministero pubblico chiedeva una pena di due mesi di prigione da scontare, sei contro uno “zadista” accusato, sulla base di tracce del DNA, di aver lanciato proiettili contro le forze dell’ordine. Il processo ha però permesso di accertare che l’interessato quel giorno non si trovava a Mormont. È quindi stato assolto.

‘Urgenza climatica’ non considerata

Il procuratore generale del canton Vaud, Eric Cottier, che aveva sostenuto la requisitoria in aula la scorsa settimana, oggi era assente. I rappresentanti del Ministero pubblico presenti non hanno rilasciato commenti, in particolare circa un eventuale ricorso in appello.

La difesa non è invece stata tenera con la procura: “È una sconfitta bruciante“, ha commentato l’avvocato Philippe Currat, la cui cliente ha visto la sua condanna ridursi da due mesi di reclusione a dieci aliquote giornaliere sospese. "Contro il buon senso, il Ministero pubblico ha voluto andare veloce e colpire duramente. È stato totalmente sconfessato”, ha aggiunto l’avvocato Sacha Camporini, che rappresentava la persona assolta. Tra i legali c’è però un velo di delusione per il fatto che il tribunale non si è espresso sul concetto di "urgenza climatica”.

Da parte loro, gli imputati - sostenuti da una cinquantina di manifestanti - si sono detti sollevati per aver evitato il carcere. Dal loro punto di vista non si può però cantar vittoria: “È Holcim che avrebbe dovuto essere processato", ha detto una "zadista”.

Quelli conclusisi oggi sono solo i primi di una lunga serie di processi. Gli attivisti che dovranno passare davanti a un giudice sono infatti una quarantina.

La vicenda

Al gruppo di ribelli ambientalisti, confluiti sulla collina di Mormont nell’ottobre 2020 per protestare contro l’espansione della cava appartenente a Holcim, il 24 febbraio 2021 era stato ordinato di andarsene entro 20 giorni; in caso contrario si sarebbe fatto ricorso alle maniere forti.

Il 29 di marzo, a causa del mancato rispetto dell’ingiunzione, Holcim ha richiesto lo sgombero della zona. L’indomani agenti di polizia sono intervenuti allontanando gli attivisti. Stando al Consiglio di Stato, l’allontanamento forzato si è svolto senza grossi intoppi, ed è stato proporzionato e rispettoso della legalità. L’operazione, che ha richiesto l’impiego totale di oltre 600 persone tra cui personale paramedico e pompieri, è costata in tutto circa 239 mila franchi.

Per complicare il compito della polizia, gli occupanti della cosiddetta ZAD avevano eretto barricate e capanne sugli alberi. Il progetto di Holcim è ancora oggetto di un ricorso al Tribunale federale.

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