In un’intervista alla Weltwoche il consigliere federale lancia sospetti di censure sulle opinioni e discriminazioni per i non vaccinati. E sulla sanità...
Nel giorno in cui il Consiglio federale si appresta a deliberare su nuove misure di contenimento della pandemia, arrivano nuove esternazioni del consigliere federale Ueli Maurer che potrebbero gettare ulteriore benzina sul fuoco, dopo le polemiche di alcune settimane fa riguardo ad alcune dichiarazioni dello stesso Maurer. In una videointervista, riportata dal Blick, con il collega di partito UDC Roger Köppel, editore della Weltwoche, Maurer inizia con il lamentare, per quanto riguarda il suo ambito di competenza, ovvero le finanze, una “negligenza nella gestione del debito”, mai così alto e rapido nell’aumentare, ciò per cui, secondo Maurer, nessuno prenderebbe sul serio la Svizzera.
Le bordate, però, arrivano quando il discorso si sposta sull’ambito politico e alle recenti polemiche sulla foto del consigliere federale con la maglietta del gruppo di coronascettici dei “Freiheitstrychler”. Al riguardo Maurer, pur dichiarando di non voler rompere la collegialità, ripete un Leitmotiv ampiamente in voga negli ambienti dei contrari alle misure, ovvero il fatto che determinate opinioni sarebbero censurate e chi le esprime emarginato, un po’ un richiamo al presunto “pensiero unico” che sarebbe dominante: “Quello che mi preoccupa è che ci sono cose che non si possono più dire ad alta voce in questo Paese. Si è immediatamente messi all’angolo. Questo è successo a me come consigliere federale, ma succede anche a migliaia, decine di migliaia di persone” è la sua dichiarazione.
Secondo il responsabile del Dff, per la Svizzera sarebbe “molto pericoloso se, in una democrazia, non si potesse più dire ciò che si pensa”, ciò che a suo dire sta già accadendo poiché, per quello che Maurer sostiene di vedere intorno a sé, “la gente non osa più, si taglia fuori dallo Stato, non prende più sul serio lo Stato. Questa è la cosa più pericolosa che ci può capitare. Ognuno merita il rispetto che merita”. Rispetto che, a detta del consigliere federale Udc, non sarebbe garantito in egual misura a vaccinati e non vaccinati, mentre invece sarebbe importante tornare a una “cultura del dialogo aperto” fondata sulla comprensione e sul rispetto reciproci.
Infine l’affondo finale, indiretto ma ben poco velato, al collega Berset circa la gestione della pandemia dal punto di vista della sanità, in particolare sulla questione del numero di posti letto disponibili negli ospedali: “È sorprendente quanto poco se ne parli. Siamo in una sorta di guerra contro il virus, quindi la Svizzera dovrebbe attrezzarsi”, sostiene Maurer, secondo cui il Consiglio federale ha “risolto tutto”, tranne questo problema, di cui non si è ancora discusso nell’esecutivo. E rincara la dose: “Prescriviamo quante persone della stessa famiglia possono festeggiare insieme il Natale, ma non facciamo nulla per i letti d’ospedale. Avremmo bisogno di una riserva per affrontare i picchi. I Vigili del fuoco devono essere pronti in caso di incendio. Al momento c’è un incendio nel settore sanitario, ma è chiaro che non siamo in grado di fare nulla”.
“Il Consiglio federale ha sempre evitato questo problema, è l’accusa di Maurer, che prosegue: “Non siamo più disposti a reagire a situazioni straordinarie. Siamo diventati inflessibili. Vogliamo eliminare tutti i rischi. Dobbiamo imparare di nuovo a tenerne conto”. Per Maurer, in conclusione, ci vorrebbe “più coraggio” per reagire e adattarsi in modo “flessibile” agli eventi “che non possiamo influenzare e che non possiamo prevedere”, e la gente dovrebbe accettare il fatto che tali cose possano accadere.