Svizzera

Passo avanti in Svizzera verso il ritorno dei test gratuiti

I ‘senatori’ sono d’accordo sul principio, ma vogliono escludere i test rapidi per uso personale o quelli sierologici non ordinati dal Cantone

È anche una questione di costi
(Keystone)
6 dicembre 2021
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Berna – I test anti-Covid dovrebbero ritornare ad essere gratuiti, ma con eccezioni. Lo ha stabilito oggi il Consiglio degli Stati per 33 voti a 12, seguendo solo in parte il desiderio espresso dal Nazionale la settimana scorsa. Il motivo? Evitare un eccessivo aggravio finanziario per la Confederazione.

Non si tratta solo di fare un passo verso la Camera del popolo, al fine di eliminare il maggior numero di differenze affinché la legge possa entrare in vigore al più presto, bensì di tenere sotto controllo la diffusione del virus, ha spiegato Charles Julliard (Centro/JU) perorando la causa della maggioranza della commissione, pronta ad un compromesso, aggiungendo di non voler far “un favore agli anti-vax”.

Via di mezzo

Ruedi Noser (PLR/ZH) ha chiesto invece di seguire la linea meno conciliante del Consiglio federale. Con la soluzione del Nazionale vi è il pericolo che il contribuente debba accollarsi i test PCR per chi vuole viaggiare all’estero oppure concedersi un cocktail al bar, ha messo in guardia il “senatore” zurighese col sostegno del ministro della Sanità, Alain Berset.

Al voto, la maggioranza del plenum, seguendo la raccomandazione della sua commissione preparatoria, ha però optato per una via di mezzo che dovrebbe escludere determinati esami, come i test rapidi per uso personale o quelli sierologici non ordinati dal Cantone. La Confederazione non dovrebbe accollarsi nemmeno i costi dei test in caso di assenza di sintomi.

In questo modo sarebbe possibile ridurre il costo totale di metà, da 1,2-1,8 miliardi stimati con la versione del Nazionale ai 600-900 milioni con la versione degli Stati. Si tratterebbe comunque di una somma considerevole: 41 milioni di franchi in più a settimana, ha fatto notare il ministro della sanità Alain Berset.

Vaccini e farmaci anti-Covid, contratti top secret

Sempre nel corso del dibattito, il Consiglio degli Stati ha deciso, diversamente dal Nazionale, di non volere la pubblicazione dei contratti con i produttori di vaccini o farmaci anti-Covid, stimando che gli attuali controlli da parte degli organi parlamentari, come le Commissioni della gestione, siano sufficienti.

Pur capendo il desiderio di trasparenza, Berset ha puntualizzato che tali contratti sono spesso accompagnati da una clausola di confidenzialità. Un eccesso di apertura rischia di danneggiare la reputazione del Paese e di distorcere la concorrenza. A beneficiarne sarebbero soprattutto le imprese, stando al consigliere federale friburghese.

Il dossier ritorna alla Camera del popolo, alla quale rimangono una manciata di divergenze da appianare. Entrambe le Camere sono già d’accordo nel prolungare a fine 2022 gli aiuti per i lavoratori e quei settori economici duramente toccati dal coronavirus. L’incertezza circa la situazione attuale sul fronte pandemico, e l’evoluzione della malattia, non lascia altra scelta. Lavoratori e aziende hanno bisogno di sicurezza.

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