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Il Covid ha accentuato le disparità socioeconomiche in Svizzera

La Piattaforma nazionale contro la povertà stila un bilancio. Le persone con bassi redditi risultano più vulnerabili anche sul piano sanitario e sociale.

Ginevra, maggio 2020: in fila per ricevevere aiuti alimentari
(Keystone)
4 novembre 2021
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In che misura la pandemia di Covid-19 ha aggravato la povertà e rafforzato le disparità socioeconomiche in Svizzera? A questa domanda hanno cercato di dare una risposta gli autori di un rapporto appena pubblicato dalla Piattaforma nazionale contro la povertà, che dalla primavera dello scorso anno monitora i progetti di ricerca sul tema. L’analisi evidenzia come la pandemia – e le misure disposte per farvi fronte, come le chiusure di molte attività – abbia in effetti accentuato le disparità socioeconomiche, almeno temporaneamente. In altre parole: sono state le persone con redditi bassi ad aver subito le perdite di reddito più pesanti (in termini relativi) e ad aver dovuto attingere più spesso ai propri risparmi.

Da questo primo bilancio dell’attività di monitoraggio (stato: fine luglio 2021) emerge “un quadro complesso”, scrive nella premessa Astrid Wütrich, videdirettrice dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (Ufas). Ad esempio: era lecito attendersi un aumento dei beneficiari dell’aiuto sociale, eppure il loro numero è rimasto pressoché invariato. Almeno sin qui. Bisognerà vedere poi cosa succederà quando termineranno gli aiuti messi in campo da Confederazione, cantoni e comuni.

Diverso impatto delle misure anti-coronavirus

Il rapporto indica che, in media, le perdite subite sia dai salariati che dagli indipendenti in termini di reddito o di sostanza sono tanto più elevate quanto più queste risorse erano basse nel periodo pre-pandemia. La ragione principale è che le restrizioni anti-coronavirus hanno limitato l’esercizio dell’attività lavorativa in misura più marcata nelle fasce inferiori di reddito rispetto a quelle superiori. Le persone con redditi modesti si sono ritrovate più spesso in una situazione di lavoro ridotto e hanno potuto beneficiare meno del telelavoro, si legge nel rapporto. Nello stesso periodo, le spese delle economie domestiche più benestanti sono diminuite maggiormente – anche per le minori possibilità di consumo – rispetto a quelle delle economie domestiche meno abbienti.

Più arduo risulta capire l’impatto che la pandemia ha avuto sulla povertà. Quel che è certo è che la domanda di aiuti alimentari è fortemente aumentata. Ciò vale soprattutto per le persone con una situazione lavorativa irregolare (senza permesso di lavoro o con permesso di lavoro di breve durata), che hanno perso del tutto o in parte il loro reddito. Gli autori del rapporto menzionano in particolare i sans-papiers e le lavoratrici del sesso. “La pandemia – si legge nello studio – ha aggravato notevolmente condizioni di vita già precarie, soprattutto nel caso di persone e famiglie che in condizioni normali riescono a sbarcare il lunario, ma che non hanno diritto a prestazioni delle assicurazioni sociali né dell’aiuto sociale, o che non vi fanno ricorso”. Spesso queste persone hanno cercato di superare le difficoltà svolgendo lavori occasionali, vendendo beni personali oppure indebitandosi.

Vulnerabilità sanitaria e sociale

Il rapporto valuta poi l’impatto della pandemia sulla salute, sugli anziani, le relazioni sociali e la vita familiare. Mette in evidenza, tra l’altro, come i rischi di ammalarsi di Covid-19, di essere ricoverati in ospedale o di morire per le conseguenze della malattia sono aumentati nelle fasce di reddito inferiori. Non a caso, dato che le persone meno abbienti vivono più spesso in spazi abitativi ristretti, hanno potuto ridurre in minor misure gli spostamenti ed esercitano più di frequente professioni a diretto contatto con la clientela. Anche l’aumento dei problemi psichici, così come i sentimenti di solitudine tra gli anziani, sono stati più marcati tra le persone con redditi bassi.

La pandemia, infine, ha mostrato quanto sia importante garantire il flusso di informazioni e aiuti di vario tipo anche verso persone difficili da raggiungere. Quattro le raccomandazioni: adeguare i canali di comunicazione digitale ai diversi gruppi di destinatari e potenziare le competenze degli specialisti; permettere alle persone finora rimaste escluse di accedere all’infrastruttura digitale; coinvolgere persone di riferimento locali che fungano da ‘moltiplicatori’; garantire un accesso a bassa soglia ad aiuti alimentari, prestazioni sanitarie e alloggio, nonché rendere accessibili pure ai sans-papiers le prestazioni essenziali.

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