Svizzera

Raddoppiati gli attacchi informatici in Svizzera

Nel primo semestre dell’anno segnalate numerose ondate di ‘fake sextortion’ o ‘phishing’ al Centro nazionale per la cibersicurezza

Ciberattacchi sempre più frequenti anche in Svizzera
(Keystone)
2 novembre 2021
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Berna – Nella prima metà del 2021, il Centro nazionale per la cibersicurezza (NCSC) ha ricevuto 10’234 segnalazioni, quasi il doppio rispetto ai primi sei mesi del 2020. Questa forte crescita - scrive oggi l’NCSC in una nota - è da ricondurre all’introduzione di un nuovo modulo di segnalazione, ma anche alle numerose ondate di “fake sextortion” o “phishing”.

Nel primo caso, i ricattatori spediscono alle vittime delle e-mail in cui minacciano, in caso di mancato pagamento di un riscatto, di pubblicare foto compromettenti a sfondo sessuale. Il “phishing” è invece l’acquisizione illegale di dati personali attraverso falsi siti web, e-mail o messaggini.

I casi di phishing segnalati all’NCSC sono passati da 497 a 2’439 nel periodo preso in considerazione. L’impennata “è da ricondurre innanzitutto al maggior numero di segnalazioni concernenti e-mail e SMS fraudolenti che annunciavano l’arrivo di un pacco, particolarmente frequenti negli ultimi mesi”.

False chiamate da Microsoft

Altri tipi di ciberattacchi includono in particolare le cosiddette “truffe del CEO” e le false chiamate di assistenza (“fake support”). Una truffa del CEO comporta una richiesta urgente di pagamento da parte del capo o del presidente di una società, che di solito non può essere raggiunto per telefono.

Nelle false chiamate di assistenza, una persona finge di essere un dipendente di un’azienda IT e afferma che il computer è infettato ed è necessario installare un software. Nella maggior parte dei casi chi chiama finge di essere un tecnico di Microsoft.

“Attualmente - si legge ancora nella nota - i truffatori attirano le vittime con la promessa di enormi guadagni grazie a investimenti in criptovalute”.

Colpisce inoltre l’elevato numero di casi di trojan di crittografia, i cosiddetti “ransomware”. Il loro numero è triplicato, passando dai 32 casi segnalati nel primo semestre del 2020 ai 94 del periodo in esame. L’aumento - scrive l’NCSC - è da ricondurre principalmente al ransomware «Qlocker», che ha colpito soprattutto i privati prendendo di mira i sistemi di archiviazione di rete di QNAP.

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