Svizzera

Stupro coniugale, il Tribunale federale respinge il ricorso

Confermata la condanna a 3 anni di cui uno da scontare per un uomo che aveva violentato sua moglie dopo averla picchiata regolarmente per anni

(Ti-Press)
2 novembre 2021
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Il Tribunale federale ha respinto il ricorso di un kosovaro condannato a 3 anni di prigione, di cui uno da scontare, e all’espulsione dalla Svizzera. L’uomo aveva violentato sua moglie, che aveva terrorizzato e brutalizzato per anni, durante la notte di Natale 2018.

Il tribunale di Ginevra lo ha dichiarato colpevole di lesioni personali semplici, aggressione, insulti e minacce, coazione sessuale e stupro, reati contro le leggi sugli stupefacenti e le armi, nonché di residenza e lavoro illegale. La pena detentiva è stata integrata da una pena pecuniaria e una multa di 1’000 franchi. Il kosovaro è stato anche condannato a pagare 5’000 franchi di risarcimento per il danno morale causato a sua moglie.

Oltre allo stupro nel dicembre 2018, la Corte di giustizia di Ginevra ha scoperto che l’uomo aveva regolarmente picchiato la moglie dal 2010. Alla fine del 2018, era stato anche coinvolto nel traffico di cocaina e aveva agito come intermediario nella vendita di manganelli telescopici soggetti alla legge sulle armi.

La moglie molto più credibile

In una sentenza pubblicata martedì, la Corte federale ha respinto i reclami dell’appellante. I giudici di Ginevra hanno fatto bene a basarsi sulla versione della vittima, molto più credibile di quella del marito. Dopo i fatti, si era rifugiata da suo fratello, era andata in ospedale e aveva presentato una denuncia nonostante il suo status precario in Svizzera.

Per quanto riguarda l’espulsione, i giudici di Mon Repos non hanno allo stesso modo dato seguito alle affermazioni dell’appellante, che ha parlato di un “verosimile sradicamento”. Anche se il resto della famiglia dovesse essere autorizzato a rimanere in Svizzera - la decisione in merito è sospesa in attesa dell’esito del presente ricorso - un ritorno in Kosovo non comporterebbe una separazione insormontabile dalle sue tre figlie, visti i mezzi di comunicazione e le possibilità di spostamento a loro disposizione.

Al contrario, la Corte di diritto penale ritiene che l’interesse pubblico all’espulsione superi di gran lunga l’interesse privato del ricorrente a rimanere in Svizzera. Aveva attaccato l’integrità fisica e sessuale di sua moglie, che aveva anche insultato e minacciato. Infine, i reati relativi alle droghe e alle armi hanno mostrato “un completo disprezzo per il sistema giuridico svizzero”.

(sentenza 6B_94/2021 del 29 settembre 2021)

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