Svizzera

Farmaci per l’erezione, il cartello sui prezzi non sta in piedi

Il Tf conferma il provvedimento della Comco a carico di un farmacista e delle filiali svizzere di Bayer ed Eli Lilly per accordo illecito sul prezzo

(Keystone)
29 ottobre 2021
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Due produttori di farmaci per la disfunzione erettile e un farmacista devono essere sanzionati per intesa nella fissazione dei prezzi di vendita al pubblico. Il Tribunale federale (Tf) ha accolto un ricorso del Dipartimento federale dell’economia (Defr) e rovesciato tre sentenze del Tribunale amministrativo federale (Taf) che annullavano un provvedimento della Commissione della concorrenza (Comco).

La sentenza pubblicata oggi riguarda un farmacista e le filiali svizzere di Bayer ed Eli Lilly, che producono rispettivamente i preparati Levitra e Cialis. Dopo una annosa battaglia legale presso le corti supreme con sede a San Gallo e Losanna, le società nel dicembre del 2017 erano riuscite a far annullare una sanzione della Comco per accordo illecito sui prezzi di vendita.

Il Taf di San Gallo aveva allora ritenuto che l’esistenza di accordi verticali – ossia di accordi tra produttori e distributori – non fosse sufficientemente provata, e nemmeno il fatto che i prezzi accordati per i farmaci in questione avessero quale obiettivo una pratica per limitare la concorrenza. La decisione non è però piaciuta al Defr che è ricorso al Tf.

Quest’ultimo – nel verdetto reso noto oggi – ritiene invece che l’indagine condotta dalla Comco dal 2006 al 2009 è concludente. Per la Seconda Corte di diritto pubblico le due aziende si sono effettivamente accordate con distributori e farmacisti sui prezzi al pubblico. E tutto ciò ha avuto un sicuro impatto sul mercato poiché la gran parte di loro ha ammesso di aver applicato rigorosamente le raccomandazioni di prezzo. Il costo era memorizzato nei sistemi elettronici dei distributori e veniva quindi visualizzato nei registratori di cassa dei venditori non appena il codice a barre del prodotto veniva scansionato.

Di conseguenza per il Tf ne risulta una chiara infrazione alla Legge federale sui cartelli (LCart) e altre limitazioni alla concorrenza. Senza le intese i prezzi dei preparati per la disfunzione erettile sarebbero stati più bassi. Solo motivi di efficienza economica avrebbero potuto giustificare accordi, ma non è stato il caso, sottolinea la corte suprema con sede a Losanna.

Le sentenze del Taf del 19 dicembre 2017 devono quindi essere annullate e questa corte deve riesaminare i casi per determinare le sanzioni.