Svizzera

Zurigo, uccise di botte il figlio di quattro anni, condannata

Il Tribunale di appello della Città ha deciso per il trattamento stazionario ‘piccolo internamento’, perché la 32enne è affetta da turbe psichiche

La donna da quando è internata è stata ricoverata ben tre volte
(archivio Ti-Press)
8 ottobre 2021
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Il Tribunale d’appello del Canton Zurigo ha condannato una donna di 32 anni, affetta da turbe psichiche, al trattamento stazionario chiamato “piccolo internamento” per aver ucciso di botte il figlio di 4 anni.

I fatti si erano verificati nel gennaio del 2019 a Bühlach (Canton Zurigo): i soccorsi erano stati allertati perché la donna sedeva nei pressi di una fontana con il piccolo esanime tra le braccia. Nonostante i tentativi di rianimazione, il bimbo era deceduto sul posto. La madre era stata arrestata dopo che gli accertamenti effettuati presso l’istituto di medicina forense non avevano permesso di escludere che il piccolo fosse stato vittima di un delitto.

Colpevole di lesioni personali in stato d’incapacità

Oggi la 32enne camerunese è stata dichiarata colpevole di lesioni personali in stato d’incapacità. A causa della sua malattia mentale, la donna sarà quindi sottoposta a un trattamento stazionario previsto dall’articolo 59 del Codice penale, anche definito “piccolo internamento”.

In questa struttura verrà curata, ma se dovesse venir rilasciata, la donna sarà espulsa dalla Svizzera per cinque anni. L’espulsione sarà notificata al Sistema d’Informazione Schengen, per cui non potrà entrare in nessun altro Paese che fa parte dell’accordo durante questo periodo.

Il pubblico ministero chiedeva una condanna per omicidio

Con la sua sentenza, la corte zurighese non ha seguito la richiesta del procuratore, che sollecitava una condanna per omicidio intenzionale e negligente. Per il tribunale, infatti, l’imputata non era stata in grado di prevedere le conseguenze delle sue azioni.

È comunque stato appurato che la donna aveva maltrattato il figlio di quattro anni al punto da causarne la morte: il piccolo era stato presumibilmente picchiato, tra l’altro, con una cintura o un cavo elettrico. Il bimbo presentava anche, a causa della torsione della cute, forti emorragie e lividi alle braccia e alle gambe. Tutte queste lesioni alla fine avevano portato a un’embolia polmonare con insufficienza cardiaca acuta.

Secondo l’accusa, era chiaro che la donna aveva “ripetutamente maltrattato e castigato” il figlio. Così facendo doveva essere consapevole di rischiare di ucciderlo e per questo si era resa colpevole di omicidio intenzionale. “È una persona fortemente disturbata mentalmente ed è un pericolo per il pubblico in generale”, aveva affermato.

La difesa aveva chiesto l’assoluzione

L’imputata non si è presentata di persona in tribunale: al suo posto ha parlato l’avvocato difensore, che ne aveva chiesto l’assoluzione. Secondo il legale c’era infatti un “ragionevole dubbio” che la madre avesse causato le ferite: esse potevano anche essere state conseguenza di una caduta dalle scale.

Già prima dei fatti la donna soffriva di problemi psicologici: le era stata diagnosticata una schizofrenia paranoide. Beveva molto per contrastare i disturbi e per calmare le voci nella sua testa e in un’occasione aveva pure demolito l’appartamento in cui viveva. Da quando è in detenzione preventiva, ha già dovuto essere ricoverata tre volte nel reparto psichiatrico, sempre in prossimità della data del compleanno del figlio morto.

La sentenza della corte non è ancora definitiva: vi è infatti la possibilità di presentare ricorso al Tribunale federale.

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