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Processo An’Nur: 3 assoluzioni e 6 condanne

Al processo d’Appello a nove imputati per un’aggressione avvenuta cinque anni fa nella ex moschea di Winterthur

L'ingresso della moschea di An'Nur (Keystone)
6 ottobre 2021
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Al processo d’Appello a nove imputati per un’aggressione avvenuta cinque anni fa nella ex moschea An’Nur di Winterthur (Zh) il Tribunale cantonale di Zurigo ha pronunciato tre assoluzioni e sei pene detentive e pecuniarie con la condizionale. Nella sentenza comunicata oggi la Corte ha inoltre rinunciato a espulsioni dalla Svizzera. Il verdetto può ancora essere impugnato.

In primo grado, nell’ottobre del 2018, il Tribunale distrettuale di Winterthur aveva inflitto otto condanne e due assoluzioni. La Procura, che aveva chiesto pene fino a tre anni di prigione in parte sospese, aveva fatto Appello nei nove casi di sua competenza. Il dossier che riguardava un 17enne al momento dei fatti è stato affidato al giudice dei minorenni.

I fatti risalgono alla sera del 22 novembre del 2016. Secondo l’atto di accusa, gli imputati hanno bloccato due frequentatori della moschea, per poi minacciarli e malmenarli perché considerati “traditori”. A una delle vittime è stata cacciata in bocca una banconota da dieci dollari che ha dovuto ingoiare. Gli aggressori erano convinti che i due avessero trasmesso a un giornalista il testo di un controverso sermone tenuto un mese prima da un 25enne imam etiope. Quest’ultimo è poi stato condannato a 18 mesi con la condizionale e a 10 anni di espulsione dalla Svizzera per aver esortato ad “evitare, calunniare” e persino a uccidere i musulmani che non pregano in comunità.

Gli imputati al Tribunale cantonale erano sette giovani che al momento dei fatti avevano fra 18 e i 24 anni d’età, un 54enne libico che fungeva da imam principale e l’allora 49enne presidente dell’associazione che gestiva la moschea An’Nur (La Luce). Quest’ultima è stata per anni considerata un luogo di radicalizzazione islamica - con diversi giovani partiti da Winterthur per il jihad in Siria - ed è stata chiusa definitivamente nel giugno 2017, allo scadere del contratto d’affitto.

Nella sentenza odierna la Suprema Corte cantonale ha imposto pene detentive con la condizionale da 12 a 19 mesi - per coazione, sequestro di persona e minacce -, nonché pene pecuniarie da 150 a 2’000 franchi. Al fedele costretto a ingoiare una banconota è stato riconosciuto un risarcimento di 2’000 franchi. Sono stati assolti l’imam libico, che era intervenuto solo in seguito nella bagarre, il presidente di An’Nur e un giovane frequentatore della moschea. Per la loro ingiusta detenzione è stato concesso un risarcimento di rispettivamente 500, 18’000 e 34’000 franchi.

In prima istanza, sette giovani frequentatori della moschea erano stati condannati a pene detentive con la condizionale fra i 6 e i 18 mesi e in alcuni casi a pene pecuniarie, pure sospese, per una serie di accuse quali sequestro di persona, lesioni personali, coazione e minacce. Il Tribunale distrettuale di Winterthur aveva anche deciso due assoluzioni e ordinato l’espulsione dalla Svizzera per un periodo di sette anni per due imputati: un afghano e un macedone.

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