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La convinzione di Burkart, nuovo presidente del Plr

Il ‘senatore’ argoviese prende il timone del partito. Con una idea chiara: ‘Vincenti se stiamo alla destra del centro, con un programma chiaro e liberale’.

Thierry Burkart
(Keystone)
2 ottobre 2021
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Quello del presidente di partito è «un lavoro logorante», ha riconosciuto Petra Gössi. E quando le cose vanno male è sempre colpa sua, aveva detto anni fa l’ex presidente del Plr Franz Steinegger. Signor Burkart, non teme di dover pagare un prezzo troppo elevato, sul piano privato e magari anche su quello politico?

In effetti ho considerato attentamente la mia candidatura. Ma assumersi delle responsabilità significa anche assumersi dei compiti impegnativi. E sarò sostenuto da una squadra forte. Se sarò eletto, affronterò la nuova sfida con gioia, ma anche con una certa umiltà.

Negli scorsi giorni si sono dimessi dai loro incarichi la segretaria generale Fanny Noghero, il responsabile della campagna elettorale 2023 Damian Müller e il membro del team elettorale Alex Farinelli [nel frattempo tornato in squadra, ndr]. Sorpreso?

Damian Müller aveva già detto internamente nelle scorse settimane che si sarebbe dimesso. Lo ha giustificato con una nuova attività professionale. Bisogna rispettare la sua decisione. Ho già un nuovo responsabile della campagna, ma non posso ancora comunicare il suo nome, perché devo prima presentarlo alla Conferenza dei presidenti del partito. Fanny Noghero lo ha già detto pubblicamente: quello che fa lo fa per Petra Gössi. Rispetto anche la sua decisione. Non abbiamo differenze, e d’altronde io non sono ancora presidente.

La macchina elettorale era già stata avviata: un problema per il partito?

Prendo atto dei ritiri e delle dimissioni e rispetto le decisioni. Lavorerò volentieri con chiunque sia disposto a portare avanti il partito, assieme.

Politica climatica, accordo quadro: è stato uno dei critici più severi di Petra Gössi. Il Plr seguirà un nuovo corso, con lei ai comandi?

È un’etichetta che ritengo superficiale. Non ho partecipato a una campagna, né mi sono mai espresso pubblicamente in modo critico nei confronti di qualcuno. L’articolo sull’accordo quadro [apparso lo scorso gennaio sui giornali del gruppo CH-Media, ndr] fa parte della normale discussione che ogni partito deve avere. Il Plr è la voce liberale originale nel nostro paese. Insieme alla mia squadra, elaboreremo soluzioni praticabili e sostenibili. Il corso che seguirà il partito alla fine lo determinano il gruppo parlamentare e l’assemblea dei delegati.

In aprile ha dichiarato alla rivista satirica ‘Nebelspalter’ che “se ci posizioniamo chiaramente con valori liberali alla destra del centro, avremo successo. Questa è la mia convinzione”. Cosa significa, in concreto? Per la politica climatica, ad esempio.

Il passato lo ha dimostrato chiaramente: ogni volta che il Plr ha fatto politica a destra del centro e si è presentato con un programma chiaro e liberale, ha guadagnato quote di elettori. La politica climatica liberale è orientata alla verità dei costi, al principio ‘chi inquina paga’ e al progresso tecnologico: noi liberali-radicali, su questo siamo d’accordo.

Se il Plr si sposta a destra non rischia di diventare il partner minore dell’Udc?

Per trovare maggioranze, lavoreremo insieme all’Udc, all’Alleanza del Centro o anche ad altri partiti, a seconda dei temi. Non siamo a disposizione di nessuno come ‘Juniorpartner’.

L’Udc sembra volersi congedare dalle città: ha lasciato spazio al Plr, scrive la ’Nzz’. Lo vede come un’opportunità o piuttosto come un rischio per il suo partito?

Il Plr è l’unica forza borghese che ha una presenza uguale nelle zone rurali e urbane di tutta la Svizzera. La città e la campagna dipendono l’una dall’altra, non devono essere messe l’una contro l’altra. Questo è inappropriato e vergognoso.

“Il Plr non capisce le città”, ha dichiarato il consigliere nazionale Kurt Fluri, storico sindaco liberale-radicale di Soletta. Il Plr spesso viene ancora visto come il ‘partito dei posteggi’. Riuscirete prima o poi a lasciarvi quest’etichetta alle spalle?

Kurt Fluri è proprio il migliore esempio di come una città a guida Plr progredisce al meglio. Invece, lo sviluppo a Zurigo mostra in modo evidente quali problemi porta con sé la monocultura ideologica di sinistra. Questa non rende più giustizia alla diversità nelle città. Qui il Plr deve offrire più spesso alternative liberali.

Nello specifico, cosa non le piace di questo “sviluppo a Zurigo”?

Le città governate da socialisti e Verdi si sviluppano in biotopi di divieti e rieducazione. Prenda la politica dei trasporti: da tempo non si tratta più di una coesistenza e di una ottimale organizzazione della mobilità per il trasporto delle persone e delle merci, bensì di una rieducazione ideologica unilaterale a favore della bicicletta. Persino il trasporto pubblico ora diventa vittima di questa politica; e i suoi rappresentanti stanno valutando se gli svantaggi che subisce non richieda una messa in guardia contro l’applicazione generalizzata di zone 30. La via della saggezza è stata definitivamente abbandonata.

Ha menzionato la necessità di proporre più spesso “alternative liberali’: quali, per esempio?

La politica liberale dei trasporti permette una coesistenza ottimale di tutte le modalità di trasporto, in modo che spazio abitativo e produzione commerciale trovino spazio l’uno accanto all’altra. Soprattutto, però, siamo contro la cieca ideologia, che in funzione del programma di rieducazione mette in conto più colonne e quindi produce più CO2 e rumore.

La si conosce soprattutto come politico che si occupa di trasporti: ha sostenuto l’espansione dei tratti autostradali a sei corsie ed è contrario al ‘road pricing’. Come si conciliano queste sue posizioni con un partito votato alla sostenibilità, al rispetto del clima e orientato al futuro?

Una politica climatica in grado di riunire una maggioranza deve offrire misure che siano ecologicamente, economicamente e socialmente sostenibili. Per la politica dei trasporti in particolare, questo significa che i conflitti di obiettivi devono essere presi sufficientemente in considerazione. Ho sempre sostenuto la coesistenza paritaria di trasporto privato e pubblico. Continuerò a farlo. Il Plr è di per sé orientato al futuro, perché sostiene e promuove le innovazioni, indipendentemente dalla tecnologia.

I suoi predecessori Philipp Müller e Petra Gössi hanno rinunciato a importanti mandati privati quando hanno assunto la carica. Lei invece intende mantenere la presidenza dell’Astag [l’associazione degli autotrasportatori, ndr]. Il ‘Tages-Anzeiger’ ha titolato così: ‘La lobby della strada si siede al volante del Plr’. Non nuoce alla sua indipendenza e credibilità?

Al contrario, sono una persona che mantiene le sue promesse. Non ci si assume una responsabilità solo per rinunciarvi qualche mese dopo, perché un’altra carica ci chiama. Fin dall’inizio ho detto alla commissione cerca che questo mandato [presidente dell’Astag, ndr] non era in discussione. Per inciso, al cuore della politica di milizia svizzera sta proprio il principio che uno possa ricoprire ruoli differenti. Numerose persone in posizioni di responsabilità hanno dimostrato che ciò è possibile.

Ha dato un ‘badge’ per entrare a Palazzo federale al vicedirettore dell‘Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam). Significa che nei rapporti tra il Plr – un tempo il partito dell’economia – e le organizzazioni economiche dovete recuperare un certo ritardo?

Non vedo un ‘bisogno di recuperare’, ma solo l’importante necessità che le organizzazioni economiche siano forti e attivamente coinvolte nella ricerca di soluzioni politiche. Questo vale anche per le associazioni degli imprenditori e i sindacati – ed è un aspetto enormemente importante del nostro sistema politico di successo! Solo in questo modo si possono trovare soluzioni sostenute da una maggioranza. A proposito, lasciate che ve lo dica: il Plr era, è e sarà sempre il partito delle condizioni quadro favorevoli per l’economia. Condizioni quadro che preservino e creino posti di lavoro, che promuovano la formazione professionale in questo paese, che garantiscano le assicurazioni sociali e che portino a un uso responsabile delle risorse.

La ‘Weltwoche’ è lapidaria: “Da gennaio, il Plr non governa più una grande città. In aprile, ha perso la sua posizione di partito col maggior numero di seggi nei parlamenti cantonali. A livello nazionale, ha la quota elettorale più bassa della sua storia. Se continua così, tra due anni dovrà rinunciare a un seggio in Consiglio federale”. Come intende evitare che il Plr cada ancora più in basso?

Il nostro obiettivo è portare avanti il fuoco liberale con un programma chiaro e un’organizzazione potente. Per farlo, vogliamo che le molte persone di grande competenza di cui dispone il partito, siano maggiormente in primo piano. Il nostro paese, il modello di successo della Svizzera, si basa su una politica liberale. Pertanto ci può essere una sola voce liberale. Ed è quella del Partito liberale radicale.

Il secondo seggio del Plr in Consiglio federale è a rischio. La preoccupa?

No, perché un seggio Plr in meno in Consiglio federale significherebbe una maggioranza di sinistra in governo. Le elettrici e gli elettori ne sono consapevoli. Quindi, chi non vuole uno scivolamento a sinistra in Consiglio federale, vota Plr alle elezioni federali del 2023.

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