Svizzera

‘Mesi freddi duri, ma la pandemia potrebbe finire in primavera’

Lo affermano alcuni esperti: l’aumento contemporaneo delle infezioni e del numero di persone vaccinate potrebbe portare a un’immunizzazione quasi totale

(Keystone)
17 settembre 2021
|

Ci aspettano un autunno e un inverno difficili, forse peggiori dei precedenti, ma la primavera potrebbe portare alla fine, o quasi, della pandemia. È questo il sunto delle dichiarazioni degli esperti raccolte oggi da 20Minuten.

Chiunque viva in Svizzera entro la prossima primavera entrerà in contatto con il virus: dopo l’Ufsp qualche giorno fa, è oggi il vicepresidente della task-force federale Urs Karrer a porre la questione. L’arrivo del freddo contribuirà all’accelerazione della pandemia, alimentata anche dalla maggiore contagiosità della variante Delta, e potenzialmente tutte le persone non vaccinate saranno infettate. Per evitare che questo dilagare dell’infezione si tramuti in un sovraccarico delle strutture ospedaliere è dunque necessario che dal circa 60% di oggi, si arrivi all’80% di popolazione vaccinata entro due mesi, ciò che comporterebbe il fatto che l’infezione si diffonda al di fuori degli ospedali manifestandosi in forme lievi, anche se, secondo Huldrych Günthard, infettivologo dell’Università di Zurigo, è possibile anche un aumento del rischio di long covid, e si pone il problema della protezione dei bambini.

Tuttavia, l’aumento delle infezioni porterà a un maggior numero di persone immunizzate, il che, combinato con l’auspicato incremento del tasso di popolazione vaccinata fino all’80-90%, potrebbe condurre alla fine della pandemia in Svizzera in primavera, o quanto meno al venir meno della necessità di ulteriori misure di contenimento.

Ciò che, come indica Günthard, sta avvenendo in Danimarca, Islanda e Inghilterra, Paesi che hanno revocato le misure precauzionali perchè hanno raggiunto un tasso dell’80-90% di popolazione doppiamente vaccinata. Gümthard aggiunge inoltre che anche nei casi in cui il virus superi le difese del vaccino, ciò non porta quasi mai a decorsi gravi, e un’eventuale somministrazione della terza dose dovrebbe ridurre ulteriormente tale rischio.

Dal canto suo l’Ufficio federale della sanità pubblica, pur condividendo l’idea dell’inevitabile contatto di tutta la popolazione con il virus, non si sbilancia su una data di fine della pandemia. Secondo quanto riferisce a 20Minuten l’epidemiologo ginevrino Antoine Flahault, “oggi, non siamo in grado di determinare lo sviluppo della pandemia con più di una o due settimane di anticipo. Dubito che qualcuno possa farlo in modo affidabile”.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE