Cinque delle persone in attesa di essere riportate nei reparti di cure intense svizzere provengono da zone turistiche del Mediterraneo, due dai Balcani
Sette pazienti si trovano attualmente all’estero in attesa di essere riportati in un’unità di terapia intensiva in Svizzera. Due di loro sono classificati come urgenti dal Servizio sanitario coordinato (Ssc) dell’esercito.
Un altro paziente non è considerato urgente e per altri quattro occorre attendere di raggiungere le capacità di trasporto, scrive oggi in una nota l’Ssc. Due di questi pazienti provengono da Stati balcanici e gli altri cinque da Paesi turistici del Mediterraneo.
Tra il 9 e il 14 settembre sono invece stati rimpatriati in Svizzera nove pazienti, su un totale di 23 persone bisognose di terapie intensive segnalate all’Ssc. Sedici di loro hanno ricevuto un trattamento prioritario, mentre in sette casi non è più stato auspicato alcun trasporto “per vari motivi”. Il Servizio sanitario coordinato precisa inoltre che il 52% dei casi trattati riguarda pazienti Covid e il 48% altre patologie.
Dal 9 settembre, le richieste di trasferimento di pazienti che si ammalano all’estero non vengono più fatte agli ospedali, ma al centro di coordinamento nazionale. Quest’ultimo valuta le richieste secondo “criteri medici unitari” e le trasmette ai responsabili cantonali e regionali.
Se non è disponibile alcun posto di trattamento intensivo presso il domicilio del paziente, il centro di coordinamento si assume l’attribuzione di posti su scala nazionale. Nonostante l’alta sollecitazione dei reparti di cure intense, finora è stato possibile garantire i rimpatri.
Vista la situazione epidemiologica dinamica, non è tuttavia possibile fornire indicazioni vincolanti sull’immediato futuro. L’obiettivo - precisa ancora l’Ssc - è di fare in modo che non si debbano più definire le priorità per la totalità dei rimpatri, non appena la situazione nei reparti di cure intense si sarà calmata.