Svizzera

Accordo quadro: sindacati favorevoli, Economiesuisse delusa

Usam considera la mancata firma 'prova di buon senso', mentre i cantoni chiedono di mantenere relazioni stabili con l'Ue

(keystone)
26 maggio 2021
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L'Unione sindacale svizzera (USS) ha accolto oggi favorevolmente la decisione del Consiglio federale di non firmare la bozza di accordo istituzionale con l'UE. È il solo modo ragionevole di uscire dall'impasse della politica europea, le ha fatto eco Travail.Suisse. La decisione dell'esecutivo garantisce una protezione salariale indipendente, scrive l'USS. L'organizzazione sindacale difende relazioni stabili tra la Svizzera e l'Unione europea, ma non a scapito dei lavoratori elvetici. "Secondo Travail.Suisse, una riduzione della protezione dei salari e delle condizioni di lavoro è inaccettabile", ha dichiarato Gabriel Fischer, responsabile della politica economica di Travail.Suisse citato in una nota. Il fatto che il Consiglio federale si ritiri ora dai negoziati consente di evitare un caos ancor maggiore nel caso in cui il popolo avesse respinto questo accordo quadro in un referendum. La rottura odierna era la sola via praticabile per impedire un "no" alle urne. Lo svolgimento dei negoziati ha mostrato come la protezione dei salari sarebbe stata indebolita in modo considerevole con l'accordo quadro e come i servizi pubblici sarebbero stati messi in pericolo, il che non è accettabile per i sindacati. Occorre ora migliorare la protezione dei lavoratori in Svizzera e nell'UE. L'USS continuerà ad impegnarsi con i suoi omologhi in questo senso. Entrambe le organizzazioni sindacali invitano ad evitare il confronto e ad adoperarsi per una distensione tra le due parti. "Dal punto di vista dei salariati, l'accordo quadro istituzionale è stato un fallimento, ma relazioni stabili con l'UE sono tuttavia estremamente importanti", ha aggiunto Gabriel Fischer. Gli accordi bilaterali sono essenziali per i lavoratori e devono essere rispettati, ha rilevato l'USS. Stando ai sindacati la Svizzera dovrebbe così stanziare il miliardo di coesione il più rapidamente possibile. Dal canto suo, l'UE dovrebbe impegnarsi attraverso gli accordi bilaterali a un riconoscimento reciproco delle norme applicabili ai prodotti.

I cantoni: "Mantenere relazioni stabili con l'Ue"

Per i cantoni, relazioni stabili con l'UE rimangono della massima importanza. La Conferenza dei governi cantonali (CdC) intende quindi impegnarsi per il mantenimento degli accordi bilaterali esistenti. "Il Consiglio federale ha deciso di terminare i negoziati sull'accordo istituzionale, poiché è diventato chiaro che non è possibile raggiungere un accordo politico per risolvere le differenze tra la Svizzera e l'UE. Una situazione che i cantoni deplorano fortemente", afferma un comunicato. I cantoni sono dell'opinione che l'approccio bilaterale debba essere continuato anche se i negoziati sono falliti e che le conseguenze del fallimento e le questioni in sospeso nelle relazioni con l'UE debbano essere chiarite al più presto. Presumono che il Consiglio federale abbia già esplorato diverse piste e che presto farà dei passi in questa direzione. I cantoni considerano anche importante che la Svizzera mantenga e sviluppi le sue relazioni commerciali al di fuori dell'UE. Nonostante il fallimento dei negoziati, ribadiscono il loro sostegno al Consiglio federale, poiché ora si tratta di preservare e sviluppare gli accordi con l'UE e gli altri partner commerciali.

Economiesuisse: "Minimizzare i danni", Usam: "Prova di buon senso, troppe concessioni"

Economiesuisse si rammarica che le consultazioni tra Berna e Bruxelles non abbiano portato a una soluzione di comune accordo. Spetta ora al Consiglio federale stabilizzare la via bilaterale e minimizzare i danni, aggiunge l'organizzazione mantello delle imprese. Una relazione stabile e a lungo termine con l'Unione europea e i suoi Stati membri rimane della massima importanza per l'economia svizzera. Preservare i vantaggi della via bilaterale deve quindi essere l'obiettivo urgente della politica economica estera svizzera. Sono necessarie misure mirate per attutire i danni dove l'erosione degli accordi bilaterali porta a svantaggi prevedibili per la piazza economica elvetica, scrive economiesuisse.

Anche Swissmem esprime delusione per la decisione odierna del Consiglio federale. La fine dei negoziati non risolverà nessuno dei problemi esistenti con l'UE. Anzi, questo passo mette in pericolo il percorso bilaterale di successo della Svizzera a medio termine, che è stato ripetutamente confermato dal popolo, dice l'associazione dell'industria svizzera delle macchine, dell'elettrotecnica e della metallurgia. Pure Swissmem chiede quindi al Consiglio federale di attenuare l'impatto negativo della sua decisione attraverso riforme interne.

Dal canto suo l'Associazione svizzera dei banchieri si esprime a favore della salvaguardia e dell'ulteriore sviluppo della via bilaterale, poiché anche per le banche elvetiche è indispensabile una relazione sicura e stabile con l'UE, il più importante partner economico della Svizzera.

L'Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam) ritiene invece che il Consiglio federale abbia dato prova di buon senso non firmando l'accordo quadro con l'UE, poiché nella sua versione attuale il testo faceva troppe concessioni. Secondo l'associazione delle PMI e degli artigiani esso non era adatto a mantenere la competitività dell'economia svizzera. Vari elementi dell'accordo avrebbero comportato per la confederazione una significativa perdita di sovranità, e ciò non sarebbe stato in grado di ottenere una maggioranza di consensi davanti al popolo. Tutto ciò non corrisponde a un negoziato tra partner su un piano di parità, scrive l'associazione. L'Usam accoglie poi con favore l'intenzione del Consiglio federale di continuare le relazioni con l'UE e di preservare la cooperazione bilaterale, che ha dato prova di successo. L'accesso reciproco al mercato tra la Svizzera e l'UE rimane un fattore importante. Riguardo all'impegno di sbloccare rapidamente il miliardo di coesione, l'Usam ritiene che questi fondi debbano essere utilizzati principalmente per garantire la partecipazione delle università svizzere ai programmi di ricerca europei.


 
 

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