Lo indica uno studio dell'Ocse su 52 Paesi. In media uno svizzero beve 2,4 bottiglie di vino o 4,4 litri di birra a settimana.
Il consumo di alcol degli svizzeri è superiore alla media e il 4,3% degli adulti ha sviluppato una dipendenza. Lo porta a galla l'ultimo studio dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), secondo cui inoltre la pandemia potrebbe cambiare le abitudini di molte persone riguardo al bere.
Stando al rapporto dell'organo con sede a Parigi divulgato oggi, la Svizzera ha un tasso di consumo di alcolici più elevato della media dei 52 Paesi considerati, fra i quali ci sono Stati membri dell'OCSE, dell'Ue e del G20.
La graduatoria è guidata dalla Repubblica Ceca, mentre nella Confederazione si bevono 11,5 litri di alcol puro a testa ogni anno, il che corrisponde a 2,4 bottiglie di vino o a 4,4 litri di birra pro capite per settimana, tenendo conto delle persone dai 15 anni. Un buon terzo degli adulti (35,6%) beve in modo abbondante almeno una volta al mese, ovvero più dell'80% di una bottiglia di vino o un litro e mezzo di birra.
Lo studio riferisce inoltre che il 4,3% degli svizzeri è dipendente dall'alcol. Tale consumo eccessivo è uno dei principali fattori di rischio che può portare a una morte prematura, così come provocare diverse patologie fra cui cancro e cirrosi epatica.
Su scala globale, l'esperienza delle passate crisi per l'OCSE suggerisce che a medio termine potrebbe esserci un aumento del consumo problematico di alcol. Ciò è infatti abbastanza comune dopo eventi traumatici e per ridurre lo stress. E il Covid-19, avverte l'organizzazione guidata dal messicano Angel Gurria, ha senza dubbio scosso persone e comunità di tutto il mondo, gettando le basi per future ripercussioni fisiche e psicologiche.
Per gli esperti "la pandemia ha anche evidenziato i problemi associati al consumo nocivo di alcol, in particolare in ambito famigliare". Nel complesso, buona parte delle persone non ha cambiato la quantità ingurgitata, ma tra coloro che lo hanno fatto la maggioranza l'ha incrementata. Bere è anche diventato un vizio più frequente.
A rigor di logica il coronavirus ha modificato i luoghi dove la gente si è data all'alcol. Da un lato bar e ristoranti sono stati colpiti pesantemente dalle chiusure imposte dalle autorità, dall'altro negozi al dettaglio e shop online hanno visto le loro vendite crescere significativamente.
Le prospettive indicano che l'aspettativa di vita potrebbe scendere di quasi un anno nel 2050 a causa di malattie o lesioni legate all'abuso di alcol. Pur non esistendo un livello riconosciuto scientificamente come privo di rischi per la salute, l'OCSE parla di eccesso nocivo quando si supera un drink al giorno per le donne e uno e mezzo per gli uomini.
Tali problemi di salute provocherebbero poi ingenti spese mediche, in media intorno al 2,4% dei costi sanitari totali. Senza dimenticare che andrebbero a influenzare negativamente la produttività della forza lavoro. Gli esperti ritengono quindi che sia necessario un mix di misure politiche per combattere il fenomeno. Andrebbero incluse campagne di comunicazione, interventi a livello di prezzi, ma anche approcci diretti nei confronti di chi consuma grandi quantità di alcolici.