Secondo l'esecutivo, la proposta approvata in Commissione politica di sicurezza al Nazionale creerebbe discriminazione verso i cittadini non cattolici
I membri della Guardia svizzera pontificia non vanno esentati dall'obbligo di pagare la tassa militare per il periodo in cui prestano servizio a Roma. L'eventuale deroga sarebbe infatti discriminatoria per i non cattolici e violerebbe la parità di trattamento, senza contare che le loro mansioni non vanno a beneficio della popolazione elvetica. È quanto sostiene il Consiglio federale in una presa di posizione.
La proposta di esonerare i militi della Guardia svizzera dalla tassa militare è contenuta in un disegno di legge approvato dalla Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale, che trae spunto da un'iniziativa parlamentare del consigliere nazionale Jean-Luc Addor (UDC/VS).
Nella sua presa di posizione destinata alle Camere, l'esecutivo riconosce sì il fatto che le Guardie svizzere "prestano un impiego particolare e prezioso per la reputazione della Svizzera all'estero"; ciononostante respinge l'introduzione di una disposizione derogatoria "perché all'estero queste non prestano un servizio militare, bensì un servizio di polizia per uno Stato estero". Le Guardie svizzere, inoltre, "non svolgono attività indispensabili a favore della popolazione svizzera, che giustificherebbero l'esenzione dalla tassa".
Con una deroga sancita a livello di legge, si violerebbe poi il divieto di discriminazione nei confronti di persone di altre confessioni: soltanto i cittadini svizzeri di fede cattolica romana possono infatti diventare membri della Guardia svizzera pontificia. Tale deroga violerebbe anche il principio della parità di trattamento di tutti gli assoggettati alla tassa.
Per tutti questi motivi, il Consiglio federale "non accetta" che le guardie svizzere vengano esentate dall'obbligo di pagare la tassa militare per la durata del loro servizio nella Città del Vaticano. La palla passa ora nelle mani del Consiglio nazionale.