Svizzera

Siriana abortì a Domodossola, condannate 3 guardie di confine

Stando ai giudici avrebbero dovuto chiamare un'ambulanza, anche contro la volontà del loro superiore. Pena di 30 aliquote giornaliere da 100 a 200 franchi.

Stavano procedendo al rinvio in Italia della donna (archivio Ti-Press)
9 maggio 2021
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La giustizia militare ha condannato tre guardie di confine in relazione all'aborto spontaneo di una donna siriana durante in rinvio in Italia, nell'estate del 2014. Secondo i giudici i tre avrebbero dovuto mostrare coraggio civile: sarebbe stato loro dovere chiamare un'ambulanza, anche contro la volontà del loro superiore.

Tre decreti di accusa sono stati emessi dalla giustizia militare, ha confermato oggi un portavoce a Keystone-Ats, confermando una notizia pubblicata dalla SonntagsZeitung. Secondo il domenicale i tre sono stati condannati in febbraio e marzo a 30 aliquote giornaliere da 100 a 200 franchi (da 3’000 a 6’000 franchi) ciascuno. Il capo delle tre guardie di frontiera, un sergente maggiore, era già stato condannato nel 2018. In appello, la pena detentiva per lesioni colpose e ripetuta inosservanza di prescrizioni di servizio era stata ridotta a 150 aliquote giornaliere di 150 franchi con la condizionale.

Il marito chiese di chiamare un medico, ma senza successo

La donna, allora 22enne e al settimo mese di gravidanza, era stata intercettata alla frontiera franco-svizzera mentre cercava di raggiungere la Francia dall'Italia con altri 36 profughi. I doganieri francesi li consegnarono alle guardie di confine svizzere per il rinvio in Italia, lo Stato dello Spazio Dublino dove i migranti avevano inoltrato la prima richiesta d'asilo. I migranti furono dapprima portati in bus a Briga, dove arrivarono poco prima delle 14.30. Da lì avrebbero dovuto proseguire in treno fino a Domodossola. A causa della forte affluenza di passeggeri il viaggio fu posticipato. I profughi vennero temporaneamente ospitati nei locali di controllo delle guardie di confine di Briga. Poco dopo l'arrivo in Vallese la donna iniziò ad avere dolori e sanguinamenti, che descrisse come doglie. Il marito sostiene di avere avvisato le guardie di confine e di avere ripetutamente chiesto di chiamare un medico, ma senza successo. A Domodossola la siriana ebbe un collasso. Le guardie di frontiera italiane chiamarono subito i soccorsi, ma una volta portata in ospedale, la donna ebbe l'aborto spontaneo.

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