Svizzera

Media esclusi dal voto sul procuratore generale, Vallese in subbuglio

Si grida allo scandalo per le modalità della rielezione del magistrato, con i giornalisti esclusi dall'aula. 'La libertà di stampa è stata calpestata'

Il procuratore generale Nicolas Dubuis (Keystone)
7 maggio 2021
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Si grida allo scandalo in Vallese per le modalità della rielezione del procuratore generale, avvenuta questa settimana a porte chiuse per mano del Gran Consiglio. C'è chi parla di un atteggiamento sprezzante nei confronti dei media e anche l'incaricato cantonale per la trasparenza vuole vederci chiaro. Il modo in cui si è proceduto alla rielezione di Nicolas Dubuis sta suscitando incomprensione e critiche feroci. In un comunicato diramato oggi, Impressum e l'Associazione della stampa vallesana non usano mezzi termini e parlano di "scandalo in uno Stato di diritto". 

Decidendo di deliberare a porte chiuse, i parlamentari hanno "espresso disprezzo per i media e i giornalisti, il cui ruolo è molto importante in una società democratica. La libertà di stampa è stata calpestata", si legge nella durissima nota. Tra l'altro, la rielezione di Dubuis, al contrario di quella di altri quattro membri dell'ufficio del Ministero pubblico che è stata tacita, si è risolta solo al fotofinish: 64 voti a 59 durante il secondo turno.

Dal canto suo, Sébastien Fanti, incaricato alla protezione dei dati e alla trasparenza del Vallese, chiederà delucidazioni al Parlamento. "Nessuno ha davvero capito cosa sia successo, la gente si fa domande. Il mio compito è verificare se la legge è stata rispettata", ha dichiarato all'emittente cantonale Canal 9.

Se non dovesse emergere alcuna violazione, la questione verrà archiviata. In caso contrario, Fanti emetterà una raccomandazione all'attenzione del legislativo e se a essa non verrà dato seguito, non è da escludere che si finisca in tribunale.

Quanto verificatosi mercoledì in Gran Consiglio, ovvero una discussione privata con i giornalisti esclusi, è un fatto raro. Solitamente tale modo di agire viene utilizzato in caso di una naturalizzazione contestata o una domanda di grazia, per proteggere la privacy degli interessati.

Ai rappresentanti dei media e alle altre persone non direttamente coinvolte nell'elezione è stato semplicemente chiesto di lasciare la sala. Il gruppo PPD altovallesano è stato l'unico a prendere la parola, qualificando la procedura come "indegna del nostro Parlamento". 

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