Svizzera

È morto il teologo svizzero Hans Küng

Nato a Sursee nel 1928, è considerato uno dei massimi teologi del XX secolo. Le critiche alle gerarchie vaticane gli costarono l'insegnamento di teologia

(Keystone)
6 aprile 2021
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Hans Küng, tra i massimi teologi del XX secolo, si è spento ieri, martedì 6 aprile, all’età di 93 anni nella sua casa di Tubinga, in Germania. A dare la comunicazione, la Fondazione Weltethos da lui creata nella stessa città tedesca. Nato a Sursee (Canton Lucerna) il 19 marzo del 1928, Küng si era ritirato dalla vita pubblica nel 2013, all’età di 85 anni, dopo una vita condotta all’insegna della ferma critica alle gerarchie vaticane costatagli sì l’insegnamento della teologia cattolica, ma portatrice di un’ampia popolarità nel medesimo mondo accademico, e dell’identificazione con la figura di ‘teologo ribelle’.

Küng è identificato, forse più di ogni altra cosa, con la negazione dell’infallibilità papale – da lui ritenuta “un’invenzione umana” e messa su carta nel libro ‘Infallibile?’, pubblicato nel 1970 – posizione per la quale, nel 1975, subì il richiamo della Congregazione per la dottrina della fede. Stante anche la considerazione di Küng per il culto mariano, non troppo distante dalla sopraccitata infallibilità, i toni della discussione generale mai rientrati, anzi, rimasti alti per ulteriori quattro anni, lo priveranno nel 1979 della ‘missio canonica’ (l’autorizzazione all’insegnamento della teologia cattolica), limitazione che però non gli impedirà di restare sacerdote e di conservare anche la cattedra presso l’Università Eberhard-Karl Tubinga, previa trasformazione dell’Istituto in Facoltà, così da poter continuare a impartire corsi di teologia ecumenica.

L’antico compagno di studi

Ordinato prete nel 1954, dopo aver studiato teologia alla Pontificia università gregoriana di Roma e ampliato la sua formazione alla Sorbona e all’Istituto cattolico di Parigi, Küng diventa professore ordinario della Facoltà di Teologia a soli 32 anni, restando nell’Università di Tubinga come docente per 36 anni, fino al pensionamento avvenuto nel 1996. Nel 1962, nominato da papa Giovanni XXIII consulente teologico del Concilio ecumenico Vaticano II, è il più giovane perito conciliare insieme a Joseph Ratzinger, con il quale si renderà protagonista di celebri dispute teologiche: nel giorno in cui l’antico compagno di studi diventa papa Benedetto XVI, Küng esprime “gigantesca delusione” per la decisione del conclave di affidare a lui la Chiesa di Roma.

Oltre al decisivo ‘Infallibile?’, sono molte le opere scritte da Küng, ritenute oggi autentiche innovazioni della teologia del XX secolo: in ‘Essere cristiani’, ‘Dio esiste?’, ‘Vita eterna?’, andate oltre la cerchia degli esperti di settore, Küng elabora la sua “teologia per gli uomini”, sostenendo, in nome della sua ricerca storico-teologica, una revisione delle strutture della Chiesa, ritenute inadeguate per i tempi attuali. Prima che all’oggi papa emerito, Küng aveva cercato di portare la sua battaglia per l’abolizione del celibato dei parroci, quella contro il divieto di ordinare le donne prete, quella per l’accettazione della pianificazione familiare (tutte argomentazioni per le quali Joseph Ratzinger, da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, lo aveva posto più volte sotto inchiesta) anche all’attenzione di Giovanni Paolo II, pontefice definito “autoritario e possessivo”, uno che “predica i diritti degli uomini all’esterno, ma li ha negati all’interno, cioè ai vescovi, ai teologi e soprattutto alle donne”. La richiesta di audizione mai raccolta dal papa polacco sarebbe andata in porto, con un certo clamore e nella sorpresa generale, con Benedetto XVI il 24 settembre del 2005 a Castel Gandolfo. Premessa l’insanabile distanza teologica e dottrinale – nel 2000, la dichiarazione Dominus Iesus sull’unicità salvifica di Cristo e della Chiesa promossa proprio da Ratzinger venne tacciata da Küng di “megalomania e arretratezza vaticana” – quell’incontro non avrebbe cambiato le convinzioni di Küng, che cinque anni più tardi avrebbe preteso da Joseph Ratzinger il mea culpa per la gestione dei casi di pedofilia all’interno della Chiesa, attaccandolo per la gestione “medievale” della Città del Vaticano, ‘affossandolo’ per aver consentito il rientro degli anglicani nella Chiesa cattolica.

‘È rinata la mia speranza nella Chiesa’

Continuando a vedere il futuro della Chiesa nell’impegno verso la direzione indicata da Giovanni XXIII e Paolo VI, ovvero dialogo e apertura alla società, ben altro, in questo senso, è stato il trattamento riservato a Papa Francesco, per il quale Küng si è speso in elogi all’interno di ‘Sieben Päpst’, libro del 2015 nel quale il teologo lucernese riconosce a Bergoglio l’essere riuscito a cambiare in meglio l’atmosfera interna alla Curia romana, grazie al linguaggio chiaro e comprensibile, allo stile di vita e alla fedeltà al vangelo. “È rinata la mia speranza nella Chiesa”, scrive di Francesco, destinatario di una missiva contenente l’esortazione a non lesinare coraggio nel portare avanti le riforme e nel contrastare le inevitabili forze avverse al suo operato. Missiva oggetto di replica da parte di Bergoglio.

L’opera della vita di Küng è la Fondazione Weltethos (etica planetaria), diretta dal teologo lucernese fino al 2013. La struttura è uno dei frutti di un progetto illustrato all’interno dell’opera omonima pubblicata nel 1990 e confluito nella ‘Dichiarazione per un’etica planetaria’, un documento sottoscritto tre anni più tardi a Chicago dal Consiglio per un parlamento delle religioni del Mondo. Otto volte dottore honoris causa, insignito di numerosi premi come il Karl Barth, conferitogli dall’Unione delle Chiese evangeliche di Germania nel 1992 (ma altri premi sono arrivati da università degli Stati Uniti e della Gran Bretagna), il Küng più recente aveva fatto parlare di sé per la sua apertura nei confronti del suicidio assistito. Malgrado ciò, il Vaticano, nel giorno della sua morte, twitta dalla pagina della Pontificia Accademia per la Vita: “Scompare davvero una grande figura nella teologia dell’ultimo secolo, le cui idee e analisi devono fare sempre riflettere la Chiesa, le Chiese, la società, la cultura”.

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